Macka B “Never played a 45” – Recensione
Per ragioni storiche che tutti bene o male conoscono, il Regno Unito si può considerare la Giamaica europea ed è proprio in Uk che andiamo per la recensione di questo mese.
Uscito da meno di un mese “Never played a 45” è la fatica numero 23 per l’artista di Birmingham, a differenza della maggior parte dei lavori prodotti da Mad Professor per la sua Ariwa, questo disco esce per la Peckings Records dell’omonimo produttore londinese. Il disco, composto da 15 tracce tutte dal sapore retrò, si muove tra i temi cari al genere: legalizzazione, Rastafarianesimo, sound system culture e lo fa in modo originale e forse anche più pratico distaccandosi da molti cliché spesso usati in modo forzato. Macka B è un rasta e non perde occasione per ribadirlo ma lo fa affrontando temi che all’apparenza possono sembrare più leggeri, ma sicuramente di più ampio respiro, è il caso di pezzi come “Too Much Chicken” e “Rasta Tell Dem” dove si parla di come una cattiva alimentazione possa pregiudicare la nostra vita e di quanto tempo prima, rispetto agli altri, i rasta se ne siano accorti.
Alcuni pezzi come la title track e “Medical Marijuana Card” sono già conosciuti al grande pubblico in quanto usciti come singoli molti mesi addietro, pezzi che si incastrano alla perfezione con il resto del lavoro che dopo una partenza in pieno stile nyabinghi risulta gradevole e scorrevole nell’ascolto. Molto bello, secondo me, il pezzo “Soundman” in cui Macka B canta della sua esperienza come dj/toaster su un sound system e mostra la sua riconoscenza verso questo modo di vivere la musica, fatto di sudore ma anche di tante soddisfazioni ricordando ai più giovani che al suo tempo non c’erano videogiochi cosi la musica faceva da padrona. Credo che questo “Never played a 45” sia un buon disco anche se non il migliore della trentennale carriera dell’artista, merita di essere acquistato e suonato per lungo tempo.
a cura di Leonardo Pascale