Interviste

Maci’s Mobile: high quality italian reggae

maci's mobile

Chi sono i Maci’s Mobile?
I Maci’s Mobile sono un gruppo reggae bellunese, composto da nove persone: Rasta G. (originario del Camerun) è la voce, Steve e Stefano le chitarre, Gabriele il basso, Cosimo la batteria, Pietro le tastiere, Maci le percussioni, Davide il sax, Diego la tromba. Siamo amici da diversi anni, tutti provenienti da altre esperienze, chi ska, chi hardcore, chi rock alternativo. Tutto è iniziato nel 2000 da un’idea di noi tre (n.d.r. Steve, Cosimo e Gabriele), con l’arrivo di Rasta G., un personaggio che ha Bob Marley nel dna e altri componenti arrivati a noi tramite amici e conoscenti. Il gruppo si è poi evoluto e nel 2002 ci siamo chiusi in sala prove per sei-sette mesi, abbiamo fatto dei concerti e abbiamo registrato il nostro primo album che è stato distribuito dalla Etnoworld di Milano; abbiamo poi fatto un mini tour in Puglia nel 2003 e da allora non ci siamo più fermati.

Cosa vuol dire Maci’s Mobile?
Maci’s Mobile vuol dire tutto e non vuol dire niente. In verità il nome è nato ad una festa del primo Maggio, un po’ per caso: avevamo bevuto un po’ troppo quella sera… e la mattina seguente, sulla fiancata della macchina di Maci (il percussionista), c’era la scritta Maci’s Mobile (n.d.r. in inglese “L’auto di Maci”). Scoprimmo più tardi che era stato lui stesso da ubriaco. Visto che non sapevamo ancora come chiamarci, decidemmo per questo nome che ci piaceva ed era nato in una situazione particolare.

Qual è per voi l’importanza del live?
Importante al 200%. Alcune tra le persone che fino ad oggi ci hanno chiamato perché avevano sentito il nostro cd promo, hanno detto che siamo molto meglio dal vivo che sul disco, ed è per noi una grande soddisfazione, perché l’adrenalina che si crea la si riesce anche a trasmettere.
Per il gruppo è sicuramente un punto di forza ed un momento di espressione e divertimento, nonostante le forze e le energie da noi impiegate. Nove persone sul palco e gli effetti sonori contribuiscono sicuramente a creare un bello spettacolo in più dobbiamo riconoscere il grande lavoro del nostro fonico, Gabriele, che consideriamo ormai un membro del gruppo a tutti gli effetti: spesso il pubblico non sa che dietro ad un concerto, a noi che siamo sul palco e a tutto il resto, c’è qualcuno che ha reso possibile l’evento.

Il vostro nuovo cd s’intitola “Commercial Weed”…
Si, inizialmente doveva essere un demo registrato in sala prove, poi quando abbiamo visto che la qualità di registrazione era buona l’abbiamo spedito in giro, l’abbiamo fatto ascoltare a Dj Afghan e i ragazzi della BZ Records che poi hanno deciso di seguirci e produrci. Il cd è stato mixato a Birmingam, zona reggae inglese, in cui sono anche nate alcune collaborazioni e featuring che poi abbiamo inserito nel disco. Commercial Weed è frutto di diversi anni di musica, c’è uno sviluppo di ritmiche e sonorità rispetto al nostro primo demo; ciò è dovuto alla naturale evoluzione del gruppo. Ci teniamo infine a dire che il cd sarà distribuito in tutta Italia dalla Self.

Dateci alcuni buoni motivi per cui dovremmo comprare e ascoltare il vostro cd…
Innanzi tutto crediamo che grazie al mixaggio fatto in Inghilterra, Commercial Weed ha un suono più internazionale che italiano, inoltre è un cd molto vario come sonorità in quanto passiamo dal rocksteady al reggamuffin al roots, è un cd particolare con una propria identità e la voce del nostro cantante è coinvolgente e carismatica. Un altro buon motivo è perché ci siamo sbattuti un casino per questo cd e come ultima cosa, c’è anche una traccia video.

Com’è secondo voi la scena reggae in Italia?
Stanno uscendo dei bei dischi, con buoni cantati ma con basi che non sono ancora all’altezza di un grande pubblico. Bisognerebbe seguire l’esempio di altri stati come la Germania o la Francia e cercare di produrre reggae più internazionale e meno europeo, altrimenti si rischia di diventare un po’ troppo banali.
In Italia poi ci sono quei 3-4 gruppi famosissimi e molti altri gruppi invece che nessuno conosce ma che invece meriterebbero perché fanno musica di qualità. Il reggae in Italia fa ancora fatica a girare, manca la distribuzione, i passaggi in radio, la pubblicità e le case discografiche sembra che non vogliano investire su questo genere, e senza i soldi non è facile che la scena cresca.

Reggae e omofobia, cosa ne pensate?
Siamo totalmente contrari all’omofobia e non ci interessa se una canzone ha una bella musica ma un testo violento e razzista, per noi ogni canzone è composta da una parte strumentale e da un testo ed entrambi hanno la stessa importanza, non si può far finta di niente. Per noi il reggae è musica e pace, mentre la religione rasta è un’altra cosa.

Un commento sulla nuova legge sulle droghe.
Più proibizionismo c’è più faticano ad ottenere quello che vogliono, perché più una cosa è illegale più un giovane è spinto a farne uso. E’ una legge stupida, non si può mettere sullo stesso piano tutte le droghe.
Il risultato può essere solo il riempimento delle carceri, che tra l’altro sono già piene, inoltre è assurda dal momento che ci sono alcune droghe legali come il tabacco e l’alcol mentre si criminalizza la canapa.

Che importanza ha la marijuana nel vostro gruppo?
E’ legata a noi, nel gruppo c’è anche chi non fuma ma fa parte della nostra cultura. Per noi non è uno sballo, ma quando suoniamo ci rende più sensibili e uniti.

Progetti futuri?
Stiamo cercando qualcuno che creda e quindi investa su di noi. Lavorare e suonare così tanto non è facile. Se avessimo più tempo da dedicare alla musica potremmo sicuramente fare ottime cose, abbiamo migliaia di giri musicali ed idee, ma ci è impossibile svilupparle a causa del tempo.

Saluti e ringraziamenti
Dj Afghan e BZ Records, Perdosound e Baraonda Management, Ed Bastard, Gabri Scopel per i suoni dal vivo, EnricoBardin.it x la grafica, Ylenia Mares per le foto, Ras Mosian e Yaz Alexander.

N.B. Hanno risposto alle domande Steve, Cosimo e Gabriele parlando a nome di tutto il gruppo.



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