Macchine e robot: ladri di lavoro e di felicità
Ricordo che era bello fermarsi a far benzina. “Controlliamo anche acqua ed olio?”, e giù chiacchiere su auto e motori. Il benzinaio era un punto di riferimento. Lo era anche la commessa al supermercato. La prima a lamentarsi di un aumento di prezzi. Ed anche la hostess al check-in in aeroporto con la quale potevi aver notizie del volo o tentare un upgrade.
Specie in estinzione, di cui resistono ben pochi esemplari. Macchine anonime hanno preso il loro posto e fanno il loro lavoro e quello di tante altre figure. E’ la modernità…
In verità non è così. Non mi sembra che i beni ed i servizi coinvolti in tale cambiamento siano migliorati e tanto meno che siano divenuti più economici. Tanta gente ha perso il lavoro ma quel lavoro solo in parte lo fanno le macchine che li hanno sostituiti. A far rifornimento, a pesar prodotti, a spedir valige e bagagli, siamo noi. Trasformati in benzinai e commesse e hostess in erba. E gratis!
Credo che questo sia uno degli esempi più macroscopici del fatto che lo sviluppo tecnologico non libera di per sé e che ciò che è rilevante è il suo uso, chi ne detiene il potere.
Oggi i risultati della scienza e del progresso tecnologico permetterebbero un mondo infinitamente migliore. Invece rischiano di essere usati per ridurre poteri e diritti di tanti, per far sopravvivere ed amplificare il potere ed il profitto dei pochi.
A meno che… non ci sia una presa di coscienza radicale e non si smetta tutti insieme di collaborare ai loro interessi e si ponga il problema di quelli di donne e uomini che hanno diritto a vivere sereni, come finalmente sarebbe possibile.