Ambiente e natura

L’uomo occidentale marcia verso la sterilità di massa a causa dei prodotti chimici

L'uomo occidentale marcia verso la sterilità di massa a causa dei prodotti chimici

Del calo della qualità e della concentrazione dello sperma maschile si è discusso tante volte nei circoli scientifici. Ma il nuovo studio pubblicato la scorsa settimana su Human Reproduction Update è il più importante mai prodotto per la sua durata temporale e per la gran quantità di persona analizzate. I risultati non lasciano dubbi: la qualità dello sperma maschile nel mondo occidentale è crollata.

Una meta analisi è essenzialmente uno studio degli studi, in cui si mettono assieme le ricerche di vari gruppi e si cerca di trarre conclusioni da un campione molto grande. È ciò che ha fatto un team di ricercatori di vari paesi del mondo, guidato da Hagai Levine della Hebrew University of Jerusalem e che ha incluso collaboratori di Brasile, Danimarca, Israele, Spagna e Stati Uniti.

In questo caso sono stati uniti ben 185 studi svolti in 50 nazioni del mondo che hanno incluso quasi 43,000 uomini, coprendo una durata temporale di 40 anni, dal 1973 al 2011. Quando i numeri sono cosi grandi e i tempi cosi lunghi non si può pensare che i risultati siano una semplice coincidenza.

E quello che hanno trovato è allarmante, ed è un altro segno di come la specie umana stia pericolosamente marciando verso l’autodistruzione. Lo sperm count, ovvero la concentrazione di spermatozoi nel seme maschile è in forte declino in Nord America, Europa, Australia e Nuova Zealanda.

Il declino è spaventoso: il 52% nella concentrazione di sperma e del 59% della sua quantità in totale. La concentrazione rappresenta il numero spermatozoi presenti per millilitro di sperma, mentre lo sperma totale è la concentrazione di sperma moltiplicata per il volume prodotto. In poche parole è diminuito sia il quantitativo di liquido seminale, sia la concentrazione di spermatozoi presenti in esso.

Tutto questo fa sì che la percentuale di uomini con concentrazioni di spermatozoi inferiori ai 40 milioni per millilitro continui ad aumentare. E questa è la soglia sotto la quale inizia il calo delle probabilità di concepimento. Dove finiremo fra altri 40 anni? Interessante invece che non ci sia stato nessun calo significativo negli uomini analizzati in America Latina e Africa

E ora arriva la domanda cruciale. Perché? Hagai Levine e i suoi collaboratori non hanno analizzato in dettaglio le cause, ma è come cercare l’elefante nella stanza. Chiaramente, Hagai Levine dice: «We are exposed to many chemicals we’ve never been exposed to before». Fra queste sostanze chimiche gli interferenti endocrini che stravolgono la produzione di ormoni.

Fra le varie conseguenze, questi interferenti possono portare a bassa qualità dello sperma maschile, come mostrato da vari studi nel corso degli scorsi anni. L’esposizione parte dalla crescita dei feti in utero; cioè mettiamo sottosopra il sistema endocrino da prima ancora che i bimbi nascano.

Tra questi agenti uno dei più pericolosi sono gli ftalati, additivi chimici che sono usati nelle materie plastiche per dare maggiore flessibilità e resistenza. La plastica è dappertutto; gli ftalati sono dappertutto; il sistema endocrino è messo a soqquadro, la fertilità declina. Nella nostra smania di consumare, buttare via, usare materiale fossile, abbiamo distrutto il nostro habitat e un pochettino anche la nostra stessa riproduzione su questa terra.



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