L’uomo che da quindici anni vive senza soldi
Questa è la storia di un cittadino americano di nome Daniel Suelo che nel 2000 ha lasciato tutto ciò che aveva per vivere senza denaro: ha rifiutato in toto il sistema capitalistico, abbracciato l’economia del dono e iniziato a vivere la terra come fonte e adottando uno stile di vita in piena simbiosi con la natura e, dal suo punto di vista (Daniel è infatti fortemente cristiano), con lo spirito di Gesù Cristo. Per raccontare la sua nuova vita ha scritto un libro: “The man who quit money”, che ha vinto il Grand Prize al Green Book Festival di quest’anno ed ora è disponibile anche in edizione italiana con il titolo “L’uomo che ha abbandonato il denaro” (Gingko editore).
«Fin da bambino aspiravo a vivere senza soldi – ha raccontato Daniel al sito becomingminimalist.com – nella chiesa evangelica che frequentavo mi chiedevo come mai, se dovevamo tutti seguire Gesù, non mettevamo in pratica i suoi insegnamenti, cioè dare e ricevere liberamente, senza possesso nè denaro. Quando ho lasciato la casa paterna per frequentare il college, ho studiato altre religioni e ho scoperto che tutte insegnavano a disfarsi dei propri beni. Ironicamente, ben pochi praticano la sola cosa che metterebbe d’accordo il mondo».
«Osservavo come la natura fosse in equilibrio e senza denaro. Perchè allora non potevamo esserlo anche noi? Da adulto mi sono dedicato a questo approccio più concretamente e con maggior convinzione osservando anche il mondo dell’economia e della politica e traendone motivazione. Questi mondi funzionano forse bene? Chiaramente no. Poi vivere senza soldi mi ha aiutato a guarire dalla depressione di cui soffrivo. Noi siamo abituati ad accumulare ciò di cui non abbiamo bisogno e questo ci genera ansia e paure. Questa è la vera pazzia».
Daniel Suelo rifiuta anche ogni tipo di assistenza pubblica per i poveri, non vuole buoni pasto né sussidi, ai quali avrebbe diritto: «Non lo faccio per senso di superiorità, ne credo che le persone che li prendono facciano qualcosa di male, non prendo l’assistenza del governo per il bene di coloro che potrebbero pensare che sto vivendo le loro tasse. Faccio solo una piccola eccezione: uso la biblioteca pubblica per poter aggiornare il mio blog e leggere libri».
Sul proprio blog Daniel viene spesso attaccato nei commenti: «Mi ha sorpreso vedere con quanta rabbia la gente mi ha apostrofato a volte – racconta – ma poi ho capito che quella non è la vera natura delle persone, è piuttosto la facciata che si sono costruiti. La facciata che viene minacciata dalla realtà. Chi vorrebbe mai sentirsi dire che la vita che conduce è un’illusione? Eppure il denaro esiste solo se due o più persone sono convinte che esista. Il denaro non è un elemento fisico, è una convinzione della mente».
«Tanti commentano che le nostre città non funzionerebbero senza il denaro. Io invece dico che funzionerebbero, qui e ora. Proviamo a pensarci. Oggi tra vicini nemmeno ci si conosce, quindi ognuno compra quanto gli serve e lo usa per sé. Ma se noi ci conosciamo e ci mettiamo insieme, allora possiamo condividere tutto, scambiare tutto, anche il tempo e le competenze. Allora le città e la tecnologia comincerebbero ad essere al nostro servizio e non noi al loro».