L’ultima follia di Trump: contro gli spacciatori serve la pena di morte
Vivono uno strano periodo di Stati Uniti d’America, da una parte un numero sempre più alto di stati riformatori che non solo hanno legalizzato la cannabis ma stanno cercando anche un approccio più realistico e meno criminalizzante verso tutte le sostanze, dall’altra Donald Trump, ovvero i presidente socialmente più conservatore della storia degli States almeno dagli anni di Ronald Reagan ad oggi.
Secondo quanto riportato dai media statunitensi il presidente Trump si sarebbe spinto fino a elogiare le politiche verso le droghe di Cina, Singapore e Filippine, paesi dove per lo spaccio è prevista la pena di morte. Nelle Filippine, da quando nel 2016 si è insediato il presidente Rodrigo Duterte, sono stati uccisi oltre seimila sospetti spacciatori, spesso senza alcun processo. Il presidente filippino affermò addirittura che il suo obiettivo è quello di «sterminare gli spacciatori come Hitler ha fatto con gli ebrei» ed è stato accusato di crimini contro l’umanità dal Tribunale Penale Internazionale.
Donald Trump evidentemente approva: «Alcuni Paesi hanno pene molto molto dure, la pena capitale. Hanno molti meno problemi di noi con le droghe e quindi anche noi avremo pene molto dure», ha dichiarato Trump durante un incontro alla Casa Bianca, prima di annunciare l’intenzione di portare un pacchetto di riforme alla legislazione sullo spaccio entro tre settimane.
Negli Usa da anni si vive una nuova emergenze legata agli oppioidi, al punto che i decessi a causa del loro abuso sono più che triplicati negli ultimi quindici anni. Il problema per chi ambirebbe a soluzioni basate sulla repressione, come Donald Trump, è che nella gran parte dei casi gli spacciatori sono i farmacisti ed i mandanti le multinazionali del farmaco. Infatti la gran parte del consumo di oppioidi oggi non è composto dall’eroina o altre droghe illegali, ma da farmaci legali eppure letali come il Fentanyl.