Luca è morto di cancro a 19 anni. I genitori: ha trovato pace solo con la cannabis
I genitori del ragazzo hanno scritto una lunga lettera al quotidiano locale “la Tribuna di Treviso” per raccontare la sua vicenda e il suo percorso di cura, lungo il quale, spiegano, solo un medicinale è servito veramente per farlo stare meglio: il Bedrolite, un preparato galenico a base di Cbd, uno dei principi attivi della cannabis.
GRAZIE AL CBD NON HA SOFFERTO NEGLI ULTIMI MESI DI VITA. «La malattia si è rivelata subito aggressiva e veloce in un giovane ragazzo nel fiore della vita – scrivono i genitori nella lettera – purtroppo la chemioterapia ad un certo punto non ha funzionato, era troppo tossica per il suo fisico. Da qui la nostra ricerca di terapie alternative per cercare di alleviare almeno i dolori e le complicazioni, soprattutto la spasticità, nella speranza di trovare anche la cura miracolosa. È iniziata così la terapia con la cannabis e il miglioramento si è notato subito, sia per il dolore neuropatico che per la spasticità: la terapia ha migliorato la sua qualità di vita, dandoci la speranza di poter ancora fare qualcosa. Purtroppo non è risultata efficace per fermare il tumore, in breve sono sorti problemi di deglutizione e linguaggio. Da dicembre Luca era allettato».
NESSUN CONFRONTO CON LA MORFINA E LA ALTRE TERAPIE. «Possiamo dire davvero che Luca ha vissuto di più e meglio, decisamente meglio, i suoi ultimi mesi di vita», scrivono i famigliari nella lettera inviata al quotidiano alla vigilia del funerale, svoltosi ieri, «dal punto di vista della lotta al dolore e della qualità della vita, anche se nell’ultimo scorcio. È il momento di aprire all’uso della cannabis, e di pensare a quanta sofferenza può essere alleviata. Lo diciamo avendo visto e vissuto sulla nostra pelle, in questi mesi, cos’è la sofferenza e cos’è il sollievo, cosa vuol dire l’assenza di spasmi, cos’è un corpo che non soffre. Non c’è confronto con morfina e altri preparati farmaceutici: e per la cannabis non ci sono nemmeno controindicazioni».
SE AVERE IL CANCRO NON E’ SUFFICIENTE PER IL DIRITTO ALLA CURA. Luca è il primo caso veneto di un degente oncologico trattato con una terapia sistematica di cannabis. «All’inizio l’acquistavano in altre regioni italiane – proseguono i genitori – poi è stato un neurochirurgo dell’Usl 9, con master in terapia antalgica a prescrivere il preparato, che può essere somministrato solo ed esclusivamente per terapia antalgica o patologie quali la sclerosi multipla. Il medico ha certificato come Luca avesse assoluta necessità della cannabis per alleviare le neuropatie, refrattarie a tutti gli altri farmaci. E il servizio sanitario nazionale, come può fare dal 2015, l’ha passato. Paradossalmente, una sindrome tumorale non è sufficiente – di suo – a ottenere la cannabis. E possono prescriverla solo uno specialista in terapia antalgica o un neurologo».
UN’EFFICACIA INCONTESTABILE ANCHE SE NON E’ BASTATA A CURARLO. «L’azione antitumorale della cannabis è tuttora da dimostrare, anche se ci sono sperimentazioni in corso in diversi paesi del mondo che stanno attirando l’interesse degli specialisti», dicono i familiari, «ma è indubbia, incontestabile la sua efficacia. Formidabile addirittura nell’alleviare il dolore, nell’eliminare ogni fenomeno di spasticità. E quello che era documentato l’abbiamo potuto vedere direttamente, negli ultimi mesi di vita di Luca, da quando ha cominciato la terapia con la cannabis il suo quadro è cambiato, anche se purtroppo non è servita contro il male. Dobbiamo ringraziare lo specialista che ci ha consentito di poter avere il Bedrolite direttamente dalla farmacia dell’ospedale: lì un farmacista sa prepararlo perfettamente, in maniera artigianale».