Luca aka Zero TDK
Un writer ma anche un artista, componente della TDK, crew milanese, Luca aka Zero ci racconta la sua arte…
Perché e in che modo ti sei avvicinato al writing? Il tuo nome d’arte Zero a cosa si riferisce?
Pace a voi anzi: YO!!! Sono sempre stato portato per il disegno, e appena ho scoperto gli spray mi è venuto naturale riportare ciò che facevo su carta direttamente sul muro. Ho cominciato a dipingere nel 1990 con Zakis e Trep (R.I.P.) in quel di Cologno Monzese, quando nella zona est di Milano eravamo in pochi a conoscere l’HIP-HOP. A 14 anni ho comprato la mia prima fanzine,“IMPATTO NITRO”, e sono rimasto estasiato da coloro che dipingevano personaggi del calibro di Raptuz, Rendo, Phase 2, Spyder, T-Kid così ho deciso che gli spray dovevano essere una costante nel mio stile di vita. E così è stato…
Zero, innanzitutto, per il fascino che ho sempre avuto per i teschi! Secondo me il teschio ha un significato intrinseco molto profondo, esso non è solo il punto a cui si arriva con la morte ma è anche il punto di partenza, in quanto in grembo si forma prima la struttura scheletrica e poi tutto l’individuo. Un po’ come un’opera d’arte che parte dallo zero e arriva di nuovo li! Paradossalmente il numero zero che cos’è? Un punto di arrivo dopo il 9, ma anche il punto di partenza prima dell’1! La mia arte è centrata proprio su questo tema…
Sei entrato a far parte della TDK crew, una grande opportunità per te… Che tipo di lavori hai fatto e fai con la tua crew?
E’ una grande esperienza per me che sono cresciuto con loro. Infatti a 13 anni le persone che vedevo dipingere erano Raptuz, Rendo, Sten, Mec, Ska! Gente che con le Duply Color faceva quello che fanno i master di adesso… Con alcuni di loro ancora oggi partecipo a Jam italiane ed estere come “Meeting of Style” e “Los Angeles Gold Rush”!
Nel corso del tempo, come si può vedere dai tuoi lavori, ti sei evoluto verso la grafica e il design, perché? Hai tolto spazio al writing o sono complementari ad esso?
Si è vero… appena ho cominciato scrivevo prevalentemente il mio nome, un po’ come fanno tutti, ma l’evoluzione dello stile è fondamentale, in primis come crescita personale e poi perché è sempre importante essere al passo coi tempi! Ancora oggi partecipo a Jamsession o mostre ed il continuo confronto, con altri artisti, mi ha portato ad una continua ricerca di forme d’arte nuove. Nonostante tutto cerco di non togliere mai spazio alla mia personalità da writer, perché è quella che sta alla base di ogni mio lavoro. Ho cominciato con gli spray, ma poi ho perfezionato la tecnica utilizzando l’aerografo o riportando i miei lavori su svariati supporti. Ogni mio lavoro è un connubio di soluzioni estetiche che raccoglie tutte le mie esperienze di studio, soprattutto perché oggi è ancora più difficile stupire l’interlocutore, visto il livello altissimo di alcuni artisti!
Dal tuo background noto che organizzi molti eventi e contest in diverse città, questo – suppongo – per promuovere e portare avanti la cultura del writing, da quando hai ini- ziato noti qualcosa di diverso nella scena underground?
Si è vero, tengo moltissimo al concetto che lega il writing alla strada perché e proprio da li che arrivo. La scena milanese e italiana ha fatto molti progressi, anche se rispetto a realtà come gli Stati Uniti, Svizzera o Germania è ancora poco sviluppata, perché da noi sono ancora le conoscenze che ti fanno andare avanti…! Il nostro movimento è sempre stato scomodo per molti e producente per altri! Ma ormai lo so ed è proprio per questo che vivo ancora molto la strada, i muri, le jam! Comunque l’attuale situazione mi fa sperare che prima o poi qualcosa possa cambiare, infatti sono sempre più numerosi i meeting ai quali partecipiamo, organizzati dai comuni o dalle associazioni, finalizzati appunto alla promozione di questa cultura come vera e propria arte di strada, o “Street Art”, ma alla fine del vero Hip-Hop ormai pochi ne conoscono ancora il significato.
Trattando temi di antiproibizionismo, ritieni utile o efficace la legge sulle droghe “Fini-Giovanardi”?
Domanda complicata, soprattutto perché spesso ci associano alle sostanze stupefacenti oppure a movimenti politici, ma ti posso garantire che non è così! Preferirei non entrare nel merito… piuttosto spenderei qualche parola sul fatto che spesso in Italia chi fa le leggi non è in grado di farle, e cade nel paradosso di essere in grado di conoscere situazioni che poi non conosce, di conseguenza emenda leggi che non hanno un senso! Ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma con buon senso anche se purtroppo, ultimamente, di buon senso in giro ce n’è molto poco!