L’OMS riconosce le proprietà mediche della cannabis e chiede di riclassificarla
E’ una decisione storica arrivata dopo un lungo percorso: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto le proprietà mediche della cannabis e chiede che venga riclassificata a livello internazionale.
Correva l’anno 1954 quando la cannabis venne inclusa nella Convenzione unica sugli stupefacenti, e oggi, più di 60 anni dopo, il suo status è stato aggiornato dopo una lunga revisione delle sue proprietà. L’OMS è l’unico organo in grado di farlo e dopo la revisione sta emettendo raccomandazioni scientifiche sul valore terapeutico di cannabis e derivati.
Ora i governi saranno influenzati a livello globale da questa decisione e le riforme saranno ispirate a livello nazionale, soprattutto per le legislazioni dei molti paesi che fanno affidamento sulla vecchia convenzione.
I trattati internazionali sulle droghe hanno ostacolato a lungo la riforma della cannabis a livello nazionale, ma nelle raccomandazioni appena emesse, l’OMS dice che è ora di cambiare rotta su come le Nazioni Unite classifichino la cannabis. È l’ennesimo segnale di come la percezione di questa pianta stia cambiando anche a livello culturale, passando da droga pericolosa a sostanza dalle molteplici proprietà mediche.
“Questo è il miglior risultato possibile”, ha sottolineato Kenzi Riboulet Zemouli, capo della ricerca di For Alternative Approaches to Addiction Think & Do Tank (FAAAT), una organizzazione no profit con sede a Parigi che ha seguito da vicino tutta la discussione.
Dall’OMS consigliano che la cannabis e la resina vengano eliminate dalla categoria più restrittiva (Tabella IV) della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961.
Il Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e i suoi isomeri dovrebbero essere spostati nella Tabella I della convenzione del 1961 dal quale dovrebbero invece essere rimossi estratti e tinture di cannabis che, considerati come preparati farmaceutici contenenti THC, dovrebbero essere inseriti nella Tabella III.
E’ stato anche chiarito che i preparati a base di cannabidiolo (CBD) contenenti non più dello 0,2% di THC non sono “sotto controllo internazionale”. In precedenza l’OMS aveva già sottolineato che il CBD non va incluso nelle convenzioni internazionali, ma la nuova raccomandazione è di renderlo ancora più chiaro.
Le raccomandazioni arrivano in una lettera del 24 gennaio dal direttore generale dell’OMS, il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
Il prossimo passaggio sarà quello alla Commissione ONU sugli stupefacenti, previsto probabilmente per marzo 2020, in cui i singoli paesi membri voteranno se accettarle o no.