L’Italia non aspetta l’UE: piantati i nuovi OGM
In Italia è partita la prima sperimentazione in campo dei nuovi OGM. Una pratica la cui sicurezza è ancora dibattuta in campo scientifico
Siamo a Pavia, nell’area storico-geografica della Lomellina. Qui, poche settimane fa, è partita ufficialmente la prima sperimentazione in campo dei nuovi OGM: organismi geneticamente modificati mediante le tecniche di evoluzione assistita.
Una sperimentazione spinta dal Governo italiano. Che senza aspettare l’Europa, ancora impegnata nel regolamento che vuole differenziare le procedure autorizzative tra vecchi e nuovi OGM, ha dato il via libera definitivo.
“Si tratta di una linea di riso della varietà Telemaco denominata ‘Ris8imo’”, ha spiegato la ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano che guida il progetto. “In cui i tre geni (Pi21, HMA1 e HMA2) sono stati inattivati per ottenere resistenza al brusone“, la principale patologia fungina del riso.
I rischi per la salute umana, animale e dell’ambiente sono “trascurabili” per l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha rilasciato parere positivo. Ma è davvero così?
OGM IN ITALIA E IN EUROPA: TUTTO CIÒ DA SAPERE
Le piante ottenute con le nuove tecniche genomiche (NGT) sono attualmente soggette alle stesse regole degli organismi geneticamente modificati convenzionali.
Tuttavia, l’UE sta lavorando per allentare queste procedure. Almeno per una parte degli organismi ottenuti con queste tecniche. In particolare, si vogliono creare due nuove categorie di colture geneticamente modificate:
- NGT1, da considerare come una normale varietà colturale. Quindi deregolamentata e liberamente commerciabile.
- NGT2, da assimilare invece agli OGM convenzionali. E come questi, verrebbe attentamente monitorata e valutata prima e durante l’approvazione.
Il motivo dietro questa scelta è spiegata da nuova conquista della scienza. Grazie alla quale i nuovi OGM, rispetto a quelli della prima generazione, sono prodotti mediante una biotecnologia che non prevede l’inserimento di geni estranei. Metodologia che, almeno per i legislatori europei, potrebbe contribuire alla sostenibilità delle produzioni alimentari, aumentando la resilienza delle colture ai cambiamenti climatici e riducendo l’uso dei pesticidi.Purtroppo però, il dibattito sulla loro effettiva sicurezza è ancora piuttosto acceso a livello scientifico.
Nonostante ciò, l’Italia si è mossa lo stesso. Infatti, con un documento incluso nel Decreto Siccità, ha fatto partire la prima sperimentazione in campo di organismi derivanti da Tecnologie di evoluzione assistita (TEA), senza attendere oltre.
Una novità per il nostro Paese, che da oltre 20 anni ha sempre vietato sul proprio territorio sia la coltivazione che la sperimentazione di organismi geneticamente modificati.
GLI OGM ATTACCANO IL MADE IN ITALY
Una manovra che colpirebbe duramente anche il “Made in Italy”, che tanto si vorrebbe difendere.
La diffusione di queste varietà transgeniche infatti, minacciano attivamente le pratiche agricole locali di sussistenza, nonché la biodiversità che la contraddistingue.
Inoltre, quasi la totalità delle sementi ottenute con queste biotecnologie finirebbe sotto il dominio delle multinazionali, che senza perdere tempo hanno presentato già 139 richieste di brevetto.
Il risultato? Un mercato sempre più a sostegno delle grandi aziende, a discapito delle piccole realtà. Giganti del mercato che puntano prettamente alla quantità e non alla qualità. Mettendo da parte la tutela dell’ambiente.