L’Italia ha perso l’anima? Forse insieme possiamo ritrovarla
Lo abbiamo scritto ai primi posti della nostra Costituzione. “L’Italia ripudia la guerra”. E siamo schierati, come un cuore solo, contro il terrorismo. “Je suis Paris”, se le bombe o il terrore insanguinano Parigi. Siamo stati tutti di Londra, di Madrid, di ovunque sia stato sparso sangue innocente…
Taciamo, però, quando tocca a noi. Il parlamento del nostro paese che rifiuta guerra e terrorismo ha votato pochi giorni fa contro una mozione che chiedeva venissero interrotte le forniture di armi e bombe all’Arabia Saudita che le usa per bombardare lo Yemen. Poco importa che con quelle bombe si sono colpiti scuole e ospedali e sistematicamente distrutta la rete idrica. Irrilevante che in assenza di acqua potabile entro fine anno saranno un milione i colpiti dalla più spaventosa epidemia di colera della storia dell’uomo. Quello saudita è terrorismo, ma i sauditi sono nostri amici e clienti.
Siamo anche un paese che rivendica la sua millenaria civiltà culla di diritti umani. Per noi, visto che per risolvere il problema degli immigrati abbiamo fatto patti con bande di ricattatori, assassini, torturatori e stupratori libici. Li paghiamo per tenerli nel loro paese, pur sapendo cosa accade quotidianamente a migliaia e migliaia di esseri umani in fuga da guerre e miseria.
Quelli che abbiamo accolto, invece, sono divenuti il business degli amici degli amici. I nostri centri di accoglienza sono spesso da vergogna. La gran parte di profughi ed immigrati sono abbandonati a se stessi vivendo miseramente ed aggravando la miseria delle nostre periferie. Il rischio di una guerra tra poveri è oramai un fatto. Ma le guerre tra poveri preoccupano i poveri e rafforzano da sempre potenti senza scrupoli.
Migliaia di bambini e ragazzini arrivati da noi sembrano spariti nel nulla. Questo paese fondato sulla famiglia ed il culto dei bambini non li cerca. Peggio ancora non li vede. Non vede le ragazzine e i ragazzini costretti a prostituirsi sui nostri marciapiedi, quelli forzati all’accattonaggio e peggio ancora.
Il paese delle libertà freme di paura sulla possibilità che possano tornare malattie che avevamo dimenticate, ma ignora volutamente che sul proprio territorio, e non è un’ipotesi, è già tornata la schiavitù. Come definire altrimenti ciò che accade, per esempio, nelle nostre campagne? Migliaia di uomini e donne pagati zero, privi di ogni diritto. Migliaia di donne costrette ad accettare ogni sopruso ed ogni umiliazione pur di mantenersi stretto un salario di fame.
Stiamo perdendo l’anima e non certo per presunte minacce islamiche, ma per l’inettitudine e la pochezza interessata delle nostre élite e di tanti di noi. Ma che aspettarsi da forze politiche che in piene istituzioni praticano il malaffare sfruttando ragazzi e ragazze che dovrebbero essere pagate con soldi che sono nostri? Che aspettarsi da un mondo politico che in coro invoca cambiamenti, ma ha sempre due pesi e due misure, quelli migliori solo per se? Ci hanno ingannato. Tutti! E’ tempo di “rivoluzione”, di ricominciare insieme, senza aspettare più salvatori che non esistono e non esisteranno. Questo paese possono salvarlo solo gli italiani disposti a sporcarsi le mani ed impegnarsi in prima persona.