Antiproibizionismo

L’insostenibile pesantezza del proibizionismo ai tempi del Coronavirus

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’‘Osservatorio antiproibizionista Canapisa-Crew.

L'insostenibile pesantezza del proibizionismo ai tempi del Coronavirus

Siamo sempre stati critici verso l’attuale sistema economico-politico fondato sullo sfruttamento infinito delle risorse umane e naturali. Ed ora più che mai, in tempo di pandemia, il rapporto uomo-natura, strutturato così com’è, manifesta i suoi enormi limiti portandoci sempre più rapidamente a disastri ambientali e sociali.

Le lotte dei movimenti anticapitalisti, ecologisti e libertari si rivelano quanto mai profetiche e necessarie. Ma non ci sfugge quanto questo difficile momento possa andare a rafforzare ulteriormente quei dispositivi di controllo e repressione già abbondantemente utilizzati da chi ci governa.

Sia l’utilizzo di sistemi di sorveglianza elettronica (droni, app, tracciamenti, profilazioni, ecc…), sia l’aumentato controllo fisico del territorio da parte delle sempre più numerose forze dell’ordine, sono ormai sdoganati a livello sociale. Anzi, molti hanno talmente interiorizzato tale atteggiamento da trasformarsi in efficienti sceriffi del vicinato. Ricordiamo che l’Italia è al secondo posto al mondo per numero di poliziotti dopo la Russia e al primo in Europa (fonte: European Sourcebook of crime and criminal justice statistics 2019), nonostante siamo tra i Paesi più sicuri al mondo per numero di reati violenti; tra le nazioni più industrializzate solo in Giappone ne vengono commessi ancora meno (database dell’Unodc).

Siamo chiari, non sottovalutiamo la pericolosità del virus, né le misure di distanziamento, ma temiamo che l’”emergenza” rimanga tale anche a emergenza finita, visto che le misure emergenziali precedenti ce le hanno sempre lasciate tutte.

È inoltre ormai evidente lo spreco di risorse che comporta la continua produzione di armi per le loro guerre, la distruzione ambientale a cura delle multinazionali dell’agrobusiness, la potenza sempre più invasiva dei Big-Data e l’ulteriore sperpero di denaro pubblico per grandi opere inutili e devastanti (uno striscione appeso davanti all’ospedale di Susa denunciava: un metro di TAV = 100 giorni di terapia intensiva !!!).

L'insostenibile pesantezza del proibizionismo ai tempi del CoronavirusCi preme ora esprimere alcune considerazioni sull’attuale situazione riguardo ai fenomeni che come Osservatorio Antiproibizionista seguiamo da ormai 20 anni.

Problema carcere: sappiamo che all’interno dei penitenziari sono stipati tuttora quasi 53mila detenuti (dati del Garante nazionale all’8
maggio 2020), in condizioni di sovraffollamento cronico, senza colloqui da tempo, né con avvocati, né con parenti. Negli istituti dove ci sono
state sacrosante proteste oltre a 13 morti si registrano pestaggi, torture e trasferimenti. Al loro interno quasi il 40% è in attesa di processo, molti risulteranno innocenti. Circa il 35% è dentro per reati correlati alle infami leggi proibizioniste sulle droghe. Almeno il 25% di questi è tossicodipendente.
Il carcere si dimostra ancora una volta per quello che è: una pericolosa discarica sociale, utile solo a distruggere esistenze e favorire nuovi crimini. Occorre superarlo e ricorrere sempre più a pene alternative, gli esempi non mancano e dimostrano come diminuisca proporzionalmente la reiterazione dei reati.
Quindi nell’immediato: indulto subito per tutti, liberazione dei detenuti reclusi per lotte sociali e dei detenuti tossicodipendenti o dentro per piccolo spaccio, fine del 41 bis (riconosciuto internazionalmente come forma di tortura), abolizione dell’ergastolo.
La libertà deve essere ugualmente restituita ai migliaia di migranti rinchiusi nei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) o in altre strutture, abolendo una volta per tutte confini marittimi e terrestri per qualunque essere umano voglia attraversarli. Permessi di soggiorno, accoglienza e dignità!

Situazione servizi, consumi e centri di igiene mentale: sappiamo delle crescenti difficoltà per gli assuntori di sostanze illegali nel reperimento di ciò di cui abbisognano e dell’impossibilità di accesso alle associazioni che si occupano di riduzione del danno (anche noi
abbiamo interrotto i nostri incontri settimanali). Sarebbe forse opportuno che, almeno in questo periodo, le forze dell’ordine la finiscano di molestare coltivatori di cannabis e consumatori; solo adottando strategie tolleranti e non punitive si può ridurre il danno.
L’informazione, i Drop-in, l’assunzione controllata, il consumo consapevole, l’autoproduzione per quanto riguarda la cannabis, sono soluzioni a portata di mano, praticabili e già sperimentate in altre nazioni. Oltretutto, la canapa può diventare come sta già avvenendo in molti stati, una vera risorsa anche dal punto di vista economico ed ecologico, ancor più per affrontare la nuova crisi finanziaria e occupazionale che abbiamo davanti.
Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO): ci preoccupa il suo aumentato utilizzo. Per molti, i più poveri, il lockdown è un’esperienza traumatica e il ricorso al violento intervento psichiatrico diventa troppo facilmente la via più semplice, ma drammaticamente invasiva, per
risolvere un problema che ha origini sociali piuttosto che “mentali”. Aumentano anche le violenze domestiche subite da donne costrette a convivere con i loro aguzzini: effetti collaterali niente affatto secondari dei mesi di arresti domiciliari imposti che possono lasciare il segno sui più economicamente e socialmente indifesi.
Più che mai occorrerà moltiplicare gli sforzi, rinsaldare legami con altre esperienze di lotta, rimettere al centro la solidarietà e i bisogni dell’individuo e della natura contro le logiche del profitto, del controllo sociale e del pensiero unico.

Canapisa 2020: Per ora non potremo ritrovarci “gioiosamente illegali” all’annuale street parade di fine maggio. Canapisa da vent’anni porta in piazza i diritti violati dei circa 8 milioni di consumatori di sostanze in Italia, scoprendo quel tappeto sotto cui nessuno vuole guardare, suscitando infinite contraddizioni interne alle stesse istituzioni.
Le iniziative culturali, lo sportello per la riduzione del danno, il sostegno morale e legale a coloro che finiscono nelle maglie della corte penale o medica (psichiatria), riprenderanno con slancio non appena i rapporti umani e sociali (non sostituibili dai mezzi interattivi) lo consentiranno. Le nostre lotte insieme agli altri collettivi continueranno per un mondo libero dal proibizionismo, poiché da quando è stato introdotto le droghe dilagano, i diritti umani diminuiscono, le narcomafie si arricchiscono, le carceri scoppiano e la spesa sociale per sbirri e tribunali è sempre più insostenibile.

L'insostenibile pesantezza del proibizionismo ai tempi del Coronavirus



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