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L’industria della cannabis legale è ecologicamente insostenibile?

coltivazione cannabis indoorNegli Usa sta creando un certo dibattito uno studio intitolato “Impatto climatico ed energetico dell’industria della marijuana” pubblicato dal Columbia journal of Environmental Law. Lo studio sostiene che l’industria della cannabis legale consumi ormai l’1% dell’energia elettrica prodotta negli Usa, con punte del 3% in California, uno degli stati dove maggiore è la produzione. Secondo la ricerca quella della marijuana legale sarebbe una delle industrie maggiormente energivore, consumando sei volte più corrente per metro quadro rispetto alla aziende farmaceutiche e otto volte più delle ditte edili, considerate tradizionalmente insostenibili.

IL PESO DELLE COLTIVAZIONI INDOOR. A pesare sui consumi è soprattutto la tendenza a coltivare la canapa in impianti chiusi. I produttori preferiscono questa soluzione perché consente un maggior controllo delle piante, ottimizza la loro crescita e permette più raccolti annui senza dover rispettare i cicli della natura. Inoltre in alcuni stati la coltivazione indoor è obbligatoria per ragioni di sicurezza. Tuttavia questo tipo di coltivazione richiede enormi quantità di energia per illuminazione, climatizzazione e areazione delle serre. Ne consegue che almeno 1/3 dei costi di produzione della cannabis coltivata indoor derivano dai consumi energetici, ormai attestati a circa 6 miliardi di dollari l’anno. Lo studio si occupa anche di tradurre questi consumi in conseguenze ambientali, calcolando che l’attuale modo di produzione della cannabis “può essere considerato responsabile dell’emissione di 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera, pari alla circolazione di 3 milioni di automobili”.

LEGALIZZARE E REGOLAMENTARE PER MIGLIORARE LA SOSTENIBILITÀ. Non si scaldino comunque i proibizionisti, magari già rinvigoriti dalla speranza di poter poggiare su ragioni ecologiche la loro avversione alla legalizzazione. Secondo lo studio è proprio la mancanza di una legalizzazione vera e propria ad aggravare l’insostenibilità del processo produttivo. Proprio il fatto che a livello federale la cannabis sia ancora considerata illegale comporta la conseguenza che molte ditte produttrici rinuncino per ora ad investire grosse somme in metodi di coltivazione più costosi anche se potenzialmente più redditizi. È il caso degli impianti di illuminazione a Led, che permetterebbero di ridurre anche di 2/3 i consumi ma che sono ancora scarsamente diffusi. Inoltre a causa della mancanza di una regolamentazione federale la quasi totalità delle aziende fornitrici di elettricità vieta alle produzioni di cannabis di collegarsi alla rete elettrica, spingendole quindi a utilizzare sistemi inefficienti e inquinanti come i generatori a diesel. Quando la cannabis sarà regolamentate, conclude la ricerca, sarà possibile risolvere alcune di queste storture ed anche prevedere maggiori obblighi ambientali per i produttori.



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