L’India del Gange
Stato: India
Regioni: Uttarkhand – Uttar Pradesh – Bihar – Jharkand – West Bengal
Capitale: Nuova Delhi
Clima: Monsonico – Continentale
Specialità gastronomiche: Naan, Sultani Dal, Raita, Shahi Paneer, Puri, Kachauri, Sabji, Pulav
e le Papad
La Pianura Indo-Gangetica è il nome ufficiale a cui si riferisce un’enorme estensione di territorio che comprende Pakistan, India e Bangladesh. Sovrano incontrastato di queste lande è il maestoso Gange, il fiume sacro degli Indù nonché il protagonista di quello che potrebbe essere un interessante itinerario di viaggio in alcune delle più importanti e affascinanti città indiane.
Il punto di partenza è la capitale indiana New Delhi, per sapere cosa e come visitare questa interessante megalopoli potete fare riferimento al numero 56 di Dolce Vita. Da qui potete prendere un autobus che in una decina di ora vi porterà fino a Rishikesh, la prima e più importante città sulle rive del Gange. Salita agli onori della cronaca negli anni ‘60 grazie al soggiorno dei Beatles, questa tranquilla cittadina è universalmente riconosciuta come la capitale dello Yoga. In effetti l’aria che si respira da queste parti è quella un po’ fricchettona e new-age, larghi pantaloni pajama si confondono tra collanine di cristalli curativi e materassini per lo yoga. La città è carina e ci sono alcuni templi nell’area circostante che valgono la visita, in più potreste optare per restare a dormire in uno dei numerosi ashram dell’area cercando di conquistare punti-karma. Rishikesh inoltre offre numerose possibilità di trekking sulle vicine montagne, le prime dell’immenso complesso dell’Himalaya. Un consiglio è quello di informarsi bene anche per il trekking o la canoa, molto popolari, che però hanno innescato negli ultimi anni un acceso dibattito sull’impatto ambientale e culturale sulla città. Rishikesh, luogo sacro da secoli e dedicato alla meditazione come la vicina Haridwar, è meta ogni anno di pellegrini e sadhu, o santoni, i quali trovano abbastanza offensivo vedere gruppi di turisti seminudi che campeggiano gozzovigliando sulle rive del loro fiume sacro.
Muovendoci da Rishikesh la tappa successiva è la vicina città di Haridwar, meta del famoso Kumbha Mela uno dei più importanti festival religiosi dell’induismo e uno dei più grossi al mondo.
Lasciata Haridwar la prossima tappa sarà la città santa di Varanasi, una delle più importanti della cultura Indù. Fondata oltre 3mila anni fa, Varanasi è una delle città più carismatiche, spirituali e caotiche che si possano visitare nel mondo. Città dedicata a Shiva sorge sulle sponde del Gange: qui i fedeli Indù vengono a lavare le loro anime e ai più fortunati e concesso morire ed essere spersi nelle acque del fiume, sperando così di interrompere il ciclo delle reincarnazioni. Divisa in due parti, la città vecchia e quella nuova, Varanasi è un dedalo di strade. Nella parte più antica, quella che si affaccia sul fiume, i vicoli sono così stretti da non permettere il transito dei veicoli, i ghalis, così si chiamano, possono sembrare un vero labirinto e bisogna imparare a darsi dei punti di riferimento per ritrovare il proprio hotel. Le strutture ricettive in città son numerose e per ogni tasca, evitate i posti più economici spesso mal frequentati e poco puliti.
La vita spirituale della città gira intorno ai ghat, le grandi scalinate che scendono fino ad immergersi nelle rive del fiume. Qui torme di pellegrini sostano facendo il bagno nel sacro fiume, oppure si rilassano al sole. Costruite intorno al XVIII secolo durante l’Impero Maratha, i ghat sono diversi uno dall’altro per colore o funzione. Ad esempio ce ne sono alcuni che servono solo per i bagni rituali, altri, come il famosissimo Dashashwamedh gath dove vengono eseguite le puje, le preghiere più importanti in onore del dio Shiva. Di sicuro il più suggestivo, o impressionate è il burning gath, dove ogni giorno vengono bruciati i corpi dei devoti Indù che hanno avuto il privilegio di morire sulle rive del Gange e dove i resti dei loro corpi verranno buttati. Qui famiglie intere con il capo rasato e vestiti di bianco, portano i corpi dei loro cari e adagiati su di una pira e gli danno fuoco. Il tutto avviene alla luce del sole tra un via vai di turisti o semplici curiosi, l’odore della carne bruciata si mescola a quello dell’incenso e della charas fumata dai sadhu raccolti in piccoli templi circostanti.
Ci sono diversi complessi religiosi all’interno della città, tra cui il famoso Vishwanat Temple, o Tempio d’Oro dove oltre 800 kg d’oro sono stati usati per rivestire la torre principale; sfortunatamente l’accesso è vietato ai non Indù, stessa sorte per il bel Durga Temple costruito nel tipico stile nagara, torri strette e alte guglie di mattoni rossi che possono essere scorte al secondo piano dei negozi circostanti. Se avete qualche giorno da dedicare alla città potreste anche organizzare uno o più giri in barca lungo le sponde del Gange: gli orari migliori sono all’alba e al tramonto per godere di una meravigliosa vista del complesso cittadino e dei ghat immersi nello splendore dell’alba o nei rossi infuocati del tramonto. Ancora un appunto: a Varanasi è possibile recuperare qualsiasi tipo di droga e spesso i turisti amano lasciarsi andare sulle terrazze delle guest house che si affacciano sul fiume e sui ghat; fate attenzione, negli anni ci sono stati diversi casi di omicidi legati allo spaccio o a regolamenti di conti: fate in modo che questa città da sogno non diventi un incubo, delle prigioni indiane nessuno serba un buon ricordo.
Lasciata Varanasi alle spalle la vostra prossima meta potrebbe essere un’altra città santa, Bodh Gaya. Questo luogo a differenza dei precedenti è meta di pellegrinaggio per i buddisti. Si crede infatti che proprio qui il Buddha abbia raggiunto l’illuminazione o Bodhi. Costruita anch’essa sulle rive di un fiume, il Neranjana, la città ospitò Siddartha (il nome con cui Buddha era conosciuto prima della sua illuminazione) nel 534 a.C. e qui il giovane principe rimase a meditare per oltre 6 anni sotto quello che poi sarebbe diventato il Buddha Tree e dove poi sarebbe sorto il Tempio Mahabodhi. Principale attrazione del luogo, il tempio conserva un trono di diamanti che marcherebbe l’esatto luogo dove Buddha avrebbe raggiunto l’illuminazione; pellegrini provenienti da tutto il mondo inoltre visitano l’albero sacro che si dice sarà l’ultimo luogo ad essere distrutto durante il kalpa (sorta di armageddon buddista) e il primo a rinascere successivamente. Il sito è considerato patrimonio dell’Unesco ed è uno dei più antichi templi di mattoni dell’India dell’Ovest. Questo perché a seguito delle numerose invasioni arabe e turche molti dei templi tradizionali Indù e buddisti furono rasi al suolo. Lo stile architettonico è quello tradizionale del periodo gupta con alte torri di pietra (più di 55 metri) tutte incise a bassorilievo.
In città sono presenti altri complessi templari ma nessuno può competere con questo gioiello architettonico. Non avrete difficoltà a trovare un pernottamento visto l’alto numero di pellegrini che arrivano ogni anno e potrete assaggiare un’ottima cucina vegetariana garantita dai numerosi ristoranti della città. Ma non prendete troppo tempo per questa tappa, a mezza giornata di treno ci aspetta Calcutta. Al solo nominare questa città la metà di voi potrebbe pensare solo al lato oscuro della città, lazzaretti, fogne a cielo aperto, poveri per strada. In realtà Calcutta è tutto questo ma molto di più. Prima e più antica capitale dell’India Britannica, Calcutta è in realtà una città piena di vita dove ogni giorno si vive con un’intensità fuori dal comune. Luogo che ha dato i natali ad alcuni dei più importanti poeti e pensatori indiani del secolo scorso e sede di uno dei più importanti e numerosi partiti comunisti del mondo, Calcutta è anche la sede del più grande complesso templare Giaianista e l’unica città dove ancora si celebra il culto della dea Kalì: un luogo dove palazzi in stile art déco si mescolano alla giungla e dove interi quartieri di librerie si affacciano su minuscole stradine dove solo i rickshaw possono passare. La storia di questa città affonda tra il mito e la leggenda, come molte altre nel subcontinente indiano. Quel che è certo è che fino all’arrivo degli inglesi nel 1686 Calcutta era un tranquillo centro agricolo con alcuni importanti templi. Con l’arrivo dei britannici le cose iniziarono a cambiare perché la sua posizione a ridosso del fiume Hoogly ne faceva una base commerciale perfetta ed in breve tempo la città divenne una sorta di mini Londra con i suoi docks e i suoi palazzi in stile coloniale. Cosa resta oggi di quei fasti? La città certo è ridimensionata, la stagnazione seguita allo spostamento della capitale del Raj Britannico da Calcutta a Delhi nel 1911 e l’indipendenza del 1949 hanno chiaramente influito ma la città serba ancora molti luoghi d’interesse. Dedicare almeno un paio di giorni a questa città non sarebbe una cattiva idea, l’ideale è partire dalla zona nord di Maidan e proseguire verso sud verso il Bagh, qui una serie di palazzi anni ‘30 si mescolano con mercati, pagode e moschee. A poca distanza c’è anche la cosiddetta Chinatown, un tempo quartiere a maggioranza cinese dove un fervido mercato e via vai di gente si mescola a ristoranti e ad alcune chiese e sinagoghe. Spostandovi sempre verso sud troverete ad un tratto le alte guglie del Baridras Temple, uno dei più importanti templi Giainisti del paese. Tutto qui è costruito di bianco e i monaci anch’essi vestiti di bianco vivono in assoluto ritiro seguendo una stretta dieta vegetariana e spazzando il loro cammino per evitare di uccidere anche il più piccolo insetto.
A poca distanza e non lontano dall’università, un po’ nascosto e quasi impercettibile rispetto ad altri siti sacri del Paese, si trova il tempio della dea Kalì. Alter ego del dio Shiva, Kalì incarna la distruzione a cui seguirà la ricostruzione portata da Shiva. Culto dai toni misterici nell’800 fu bandito dagli inglesi e, dopo essere passato attraverso numerose vicissitudini, venne ripristinato. Oggi è possibile visitare sia il tempio che il ghat dedicato alla dea dove spesso vengono officiati riti particolarmente cruenti che prevedono la decapitazione di agnelli o di bufali.
Infine il Victorial Memorial è una specie di Taj Mahal in versione liberty per ricordare l’anniversario della regina Victoria: costruito in marmo bianco ha uno dei più bei parchi della città e ogni giorno, centinaia di visitatori, turisti e non, vengono ad osservare il tramonto sul fiume. Un itinerario di questo genere potrebbe richiedere all’incirca quindici, venti giorni, ma vi porterà alla scoperta di un’India molto diversa da quella generalmente battuta dai turisti Namastè.
Mattia Coletto
Viaggiatore appassionato nasce nel secolo sbagliato. Avrebbe voluto
fare l’esploratore.