Terapeutica

Liberté – Egalité – Legalisation

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Novità assoluta in Francia: la Prefettura di Vandea ha accettato formalmente la creazione di un “Cannabis Social Club” (CSC). Il Club conferma infatti che, venerdì 29 marzo, hanno ricevuto il documento ufficiale certificato con il loro numero di associazione.

Cannabis Social Club, i cui membri possono coltivare cannabis e condividere la loro produzione senza scopo di lucro, esistono già in Spagna e Belgio. Ma, finora, sono stati totalmente illegali in Francia.

Il riconoscimento di questo primo club da parte della Prefettura è un passo importante per i sostenitori della canapa che, grazie all’attività dei CSC mirano a togliere dalle mani della criminalità organizzata il mercato della cannabis. Per essere effettivamente attivo manca ormai una semplice formalità: il CSC di Vandea dovrà adempiere alla regolamentazione amministrativa, con la dichiarazione della sede e pubblicare il tutto nella Gazzetta ufficiale delle associazioni di oggetto, entro 30 giorni dal ricevimento del riconoscimento della Prefettura.

Già due settimane fa, un’altra significativa battaglia era stata vinta da quello che possiamo definire “il movimento per la legalizzazione”, infatti Dominique Broc, il portavoce per i CSC di Francia, è stato anch’egli convalidato dalla prefettura di Indre-et-Loire che ha accettato lo statuto dei CSC con la finalità di riunire tutti gli altri club che, a quanto pare, stanno già nascendo.

Il popolo francese sembra sostenere appieno tali iniziative: attualmente il paese ha centinaia di CSC ancora formalmente “illegali” e, a favore di un cambiamento, giornalmente decine di cittadini si schierano pro-legalizzazione, sia via e-mail che su Facebook.

Sulla pagina di Dominique Broc, un numero di “fumatori responsabili” si è spinto fino al punto di richiedere una “carta verde”, dichiarando di fare uso di cannabis, con allegato il loro nome, cognome ed età.

Lo scopo di pubblicare dati privati è quello di rivendicare il diritto di fumare cannabis. In totale, il documento che serve a richiedere la “carta verde” è stato scaricato da più di 22.600 persone.

Per quanto riguarda i “non-fumatori”, che vogliono comunque rendere pubblico il loro sostegno alla legalizzazione, possono farlo attraverso una “scheda bianca”.

“Il popolo dell’erba si sveglia” dichiara esultando Dominique Broc. “Dopo la primavera araba, forse vedremo quest’anno una esplosione verde”. Un sogno che potrebbe diventare realtà se tutti i CSC, in Francia, fossero in grado di ottenere il riconoscimento dalla Prefettura. Continua Broc: “425 CSC sono pronti. Attraverso questa azione, chiediamo al governo di cambiare le leggi proibizioniste vigenti in Francia”.

Anche se la situazione dovrebbe cambiare dopo il riconoscimento del primo CSC in Vandea, il Governo rimane fermo sulle sue ideologie e i principali proibizionisti affermano: “Questa permissività ha dato modo di trovare un appiglio giuridico ai sostenitori delle droghe che potrebbero ottenere in futuro la depenalizzazione e legalizzazione delle sostanze stupefacenti attualmente illegali. Questo avrebbe un prezzo altissimo, ossia la devastazione in termini di sicurezza della società e della salute pubblica”.

In Francia si assiste ad una vera e propria guerra tra cittadini e quella parte di Governo che ancora si oppone alla legalizzazione per uso ricreativo della cannabis. Il Consiglio generale della Vandea ha già deciso di consultare il pubblico ministero contro la formalizzazione del primo club, con la speranza che tale organo faccia rispettare l’attuale legge proibizionista, al fine di evitare ai giovani il “flagello della droga”.

I CSC continuano la loro guerra, forti di ciò che ha previsto nell’ottobre del 2004 l’Unione Europea: “Gli Stati membri dichiarano che la coltivazione di piante di cannabis, realizzata illegalmente, è un reato punibile”, ma l’articolo 2.2 stabilisce che “non sono inclusi nel campo di applicazione della presente decisione quadro quando i loro autori si impegnano nella coltivazione esclusivamente per consumo personale come definito dalla legislazione nazionale”.

In altre parole, in Europa, i Cannabis Social Club sono legali e non ricadono nella normativa che punisce il traffico di droga.



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