Libero! Paul Watson non verrà estradato in Giappone
È ufficiale. Il protettore delle balene è tornato a casa. La Danimarca ha rifiutato la richiesta di estradizione del Giappone
Dopo 5 mesi di detenzione in Groenlandia, il “Capitano” di Sea Shepherd Paul Watson è stato rilasciato dalle autorità danesi. Il 74enne non sarà estradato in Giappone, dove rischiava fino a 15 anni di carcere.
«È bello essere fuori e tornare a casa per Natale» ha dichiarato Watson nel video pubblicato dalla sua fondazione sui social, che ha ufficializzato la notizia appena dopo il rilascio. Ma facciamo un passo indietro.
PERCHÉ PAUL WATSON ERA STATO ARRESTATO?
Siamo al 21 luglio 2024. La nave dove viaggiava il Capitano, in missione per intercettare una baleniera giapponese, fa tappa a Nuuk (in Groenlandia) per fare rifornimento. Ed è in questi momenti che Watson viene arrestato dalle autorità danesi.
Su di lui pendeva dal 2012 un mandato d’arresto da parte del Giappone. Secondo l’accusa, il Capitano, per fermare un’operazione in Antartide nel 2010, aveva danneggiato una nave baleniera e ferito un membro dell’equipaggio.
Ma il possibile trasferimento di Paul Watson nel Paese del Sol Levante ha richiamato l’attenzione globale, e attivato diverse personalità di spicco, che si sono esposte per la sua liberazione.
Perfino il Presidente Emmanuel Macron era stato chiamato ad intervenire, con una lettera scritta dallo stesso Watson, che gli chiedeva di concedergli la cittadinanza francese per evitare l’estradizione.
LA RICHIESTA DEL GIAPPONE E IL RIFIUTO DELLA DANIMARCA
Non esiste un trattato di estradizione tra Danimarca e Giappone, ha chiarito il ministero della giustizia danese con una nota. Ciò significa che la procedura non è automatica, ma garantisce al Paese di decidere se accettare (o meno) la richiesta pervenuta.
Per le autorità danesi infatti, almeno questa volta, non sussistono le condizioni necessarie per l’estradizione. Soprattutto per presunti reati avvenuti più di 14 anni fa.
«Questa è una grande vittoria per le balene, per gli oceani e per la libertà di parola», ha dichiarato un portavoce della fondazione. «Paul Watson ha dedicato la sua vita alla difesa degli animali marini e non ha mai smesso di lottare per ciò in cui crede. Siamo felici che possa finalmente tornare a casa».