Terapeutica

Lettera di Andrea Trisciuoglio

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Lettera di Andrea Trisciuoglio dopo la disubbidienza civile tenutasi davanti Montecitorio lo scorso 9 novembre, data in cui l’On. Rita Bernardini ha ceduto pubblicamente della marijuana da lei stessa piantata in Parlamento il 18 giugno del corrente anno e poi fatta crescere nella veranda di casa sua, con dettagliata documentazione fotografica pubblicata sul profilo facebook dello stesso onorevole e condivisa da migliaia di sostenitori radicali e antiproibizionisti:

C’è chi si fa a nuoto lo stretto di Messina per aprire la campagna elettorale e chi invece effettua coltivazione di marijuana seguita da plurime, reiterate e pubbliche cessioni di sostanza drogante. Seicento grammi di marijuana sequestrata. Diciamo che a fronte di condotte del genere qualsiasi altro cittadino sarebbe stato preso e sbattuto in cella per chissà quanto tempo. Si tratta di fatti gravi per i quali è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza anche per i parlamentari (art. 68 della Costituzione), mentre all’onorevole Rita Bernardini e a noi pazienti è stato risparmiato finanche l’accompagnamento/passaggio in Commissariato, senza considerare che ad oggi ancora non le è stato contestato nulla! Direi che ci sarebbero tutti gli estremi per contestare, ai poliziotti e al funzionario della questura intervenuti sul posto, un’omissione d’atti d’ufficio grande “come una casa”.

Dopo la breve nota dell’avvocato Gerardi a commento dell’intervento delle Forze dell’Ordine, continuiamo ancora a pensare cosa accadrebbe ad altre persone ree d’aver commesso un orrendo crimine: coltivare una pianta!

Grazie all’onorevole Rita Bernardini abbiamo portato il nostro corpo malato al cuore della politica cercando di risolvere un grande problema per chi utilizza la canapa medicinale e per chi ancora non riesce ad ottenerla. Ormai abbiamo collezionato verbali di questure, procure, legioni carabinieri per situazioni che si sarebbero anche potute evitare se solo ci fossero state circolari informative ufficiali. Abbiamo chiamato dal 18 giugno (data in cui piantammo canapa a Montecitorio) la nostra disobbedienza civile PIANTIAMOLA proprio a denunciare la follia proibizionista e i troppi effetti collaterali della Fini-Giovanardi.

Cantavamo “Basta persecuzioni, basta ritardi, basta con la legge Fini-Giovanardi” e per ritardi intendevamo proprio uno dei problemi che vivono i pazienti che utilizzano canapa, oltre al normale calvario che già si vive per la propria malattia: i ritardi dell’importazione dall’estero.

Affermavamo che non si può criminalizzare nessuno per canapa, criminalizzazione ancora più assurda se riguarda un malato che magari ha già altri centomila pensieri e non può vedersi piombare i carabinieri in casa all’alba come già accade.

Ma ritornando alla disobbedienza civile, ora urge garantire la fruibilità del farmaco in tutte le regioni d’Italia, perché la situazione è ancora troppo a macchia di leopardo. Oltre a depenalizzare questo reato, si passa anche a far risparmiare i Servizi Sanitari Regionali e noi Radicali abbiamo ben presente anche come farlo su questo tema: il made in Italy. A Rovigo c’è l’unico centro di canapicoltura, gestito dal dr. G. Grassi, in cui si produce il nostro farmaco ma per non contravvenire ad una legge mal scritta, sono obbligati a bruciare il farmaco dopo le ricerche. E si garantirebbe anche un continuo approvvigionamento delle farmacie ospedaliere senza che ci siano ancora ritardi. Ma quante cose ancora da dire e da fare (e che faremo). Credo che la battaglia per la cannabis terapeutica sia molto più lunga della dovuta depenalizzazione che già c’è stata sull’onorevole.

Andrea Trisciuoglio



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