Lettera aperta del direttore
Di solito le lettere si scrivono al direttore: questa invece è una lettera del direttore. Precisiamo: io sono soltanto il direttore “responsabile”, perché una legge discutibile impone che ogni giornale sia “firmato” da un giornalista professionista iscritto all’ordine. Il direttore vero – quello che pensa e che lavora – è Matteo. Il mio compito invece si è praticamente esaurito con la compilazione di un certo numero di moduli.
Scrivo queste righe perché sullo scorso numero della “Dolce Vita” un servizio molto informato e molto interessante sulle “guerre dimenticate”, di cui i media non parlano mai, è stato illustrato con alcune foto di una guerra di cui invece si parla (purtroppo) sempre: quella in Medio oriente. La scelta di una fotografia è sempre soggettiva; in un giornale però è anche una scelta politica. Le immagini, come le parole, non sono mai neutrali. Mi ha dunque profondamente infastidito vedere sulla “Dolce Vita” la foto di un bimbo libanese ferito accompagnata dalla didascalia: “I bambini libanesi ricevono i messaggi dei bambini israeliani”.
No, cari amici, questa non è una guerra tra bambini. E sarebbe odioso rispondere con l’elenco dei bambini israeliani che in questi anni sono saltati in aria mentre prendevano l’autobus, andavano al mercato o tornavano da scuola. La guerra è sempre orribile, e non sono i bambini morti a renderla peggiore. Per questo è vergognoso l’uso politico di quella fotografia (tra l’altro, è noto che Hezbollah, cinicamente, ha impedito l’evacuazione dei villaggi che Israele aveva annunciato di voler bombardare, e più di una volta ha allestito veri e proprio set fotografici, con rovine e cadaveri, ad uso dei media occidentali). Ed è sbagliato, credo, profondamente sbagliato, continuare a credere che da una parte ci sia un imprecisato quanto eroico “popolo palestinese” e, dall’altra, l’imperialismo di Israele sostenuto dagli Stati Uniti. Secondo me non è mai stato così: di certo non lo è oggi, dopo l’11 settembre.
Il terrorismo integralista islamico, di cui Hezbollah (come Hamas, come Al Quaeda, come i talebani) è parte integrante, utilizza spregiudicatamente e cinicamente la sofferenza dei palestinesi per seminare il terrore ovunque riesca a colpire. Israele non è sotto attacco perché “nemico” dei palestinesi, ma perché è un paese libero, democratico, occidentale. Proprio come le bombe di Madrid o di Londra, i razzi di Hezbollah che hanno scatenato l’ultima guerra del Libano erano diretti contro di noi: contro noi occidentali, noi laici, noi abituati alla libertà di opinione, di espressione, di religione (e di ateismo).
Non credo alla teoria dello “scontro di civiltà”, ma personalmente non ho alcuna intenzione di rinunciare alle mie libertà personali soltanto perché un integralista islamico ha deciso, per dire, che non si può fare una vignetta su Maometto. Io rivendico, per me e per tutti, il diritto di fare qualsiasi vignetta su Maometto (come sul Papa o sulla Madonna), senza per questo dover girare con la scorta. E’ questa la differenza fra l’Occidente laico, secolarizzato, illuminista, democratico, e l’Islam integralista dei dittatori e dei terroristi: ed è questa la differenza fra Israele e Hezbollah.
Un saluto a tutti!