L’erba è come er vino #8
“Viviamo nella società dei consumi e del superfluo”. Si sentono spesso frasi simili davanti ad una vetrina di accessori per vino in enoteca o di articoli per fumatori in un growshop. Ma nonostante gli scettici e la ovvia soggettività del caso molti accessori sono diventati di uso comune e molte volte migliorano notevolmente l’uso e il consumo delle due sostanze più amate dall’uomo.
Andiamo nello specifico per orientarci e per capire meglio il fenomeno, gli accessori oltre ad essere moltissimi non finiscono mai, l’ingegno dell’uomo porta sempre a nuove scoperte molto spesso superflue altre volte geniali. Si valuta un accessorio soprattutto in base alla praticità, il peso, il materiale, risulterà presto inutile se è troppo grande, ingombrante, di uso macchinoso, si può tener conto anche dell’impatto sull’ambiente e se contribuisce alla riduzione del danno sul consumatore. Contribuiscono in materia determinante alla scelta anche l’estetica e il prezzo.
Nel 2005 il vino ha realizzato un fatturato di nove miliardi di euro provate ad immaginare il mondo tutto intorno: “Dal 1952 a oggi la produzione aziendale è frutto di complesse analisi e di un’esperienza cinquantennale che le permettono di offrire ai suoi clienti un prodotto che non ha eguali nel settore, come sanno bene i clienti fedeli all’impresa. L’azienda detiene ancora oggi un posto di primaria importanza nel panorama italiano ed è una delle imprese leader del settore…….”, un famoso produttore di vini? Niente affatto, qui si descrive una azienda che produce esclusivamente gabbiette per tappi! Solo gabbiette, quelle degli spumanti per intenderci. Un esempio questo dal quale si deduce quanto sia ampio il business degli accessori per vino e il fatto che non si ferma alla materia prima.
Il mondo della canapa ne è la conferma, la sostanza è illegale in Italia e molti altri paesi del mondo, il mercato legale degli accessori è nato spontaneamente tutto intorno, cresce ogni anno di più, paga le tasse e crea posti di lavoro. Questo dimostra la grande diffusione della canapa e della sua cultura, ma soprattutto mette in evidenza il misero fallimento proibizionista, infatti i profitti che in Olanda creano ricchezza per la società, nei paesi dove la canapa è proibita ingrassano le tasche della criminalità organizzata.
Uno degli accessori nei più diffusi nei growshop è il grinder (trita-spezie), una classica frase davanti alla prima visione di un grinder: “….una volta era meglio, senza questa tecnologia….”, in realtà un grinder ha ben poco di tecnologico, è un oggetto con una funzione meccanica tanto semplice quanto pratica, sminuzza l’erba in modo veloce, è pratico da portare con sé, ne esistono di tutti i materiali, dimensioni e prezzi. Anche le versioni elettriche hanno ben poco di tecnologico, spesso adottano motorini elettrici elementari, alimentati a batterie, hanno forme poco pratiche e l’elettricità in questo caso è davvero superflua se non dannosa, infatti il motore non ha la sensibilità delle mani, gira veloce rischiando così di “polverizzare” l’erba, un chiaro esempio di come rendere inutile e macchinosa la funzione di un accessorio davvero utile.
Anche nel campo degli accessori per vino questa regola può esser valida: molti cavatappi cosiddetti “professionali” sono ingombranti e poco pratici, altri non vanno oltre la loro funzione estetica, o si rompono dopo il primo utilizzo.
Esistono un’infinità di accessori per il vino: i salvagoccia, i decanter e tappi diffusori per decanter, le termobottiglie, i secchielli e i portasecchielli, i termometri per vino, le spumantiere, i levatappi, gli stopper e molti altri ancora. Ma per degustare al meglio un vino, sono sufficienti un cavatappi e un bicchiere, meglio se di cristallo; e magari un decanter, se il vino è invecchiato di qualche anno, al fine di ossigenarlo e poterlo così degustare al meglio. Il vino avrà bisogno di prendere aria per sprigionare tutti i suoi profumi, dopo anni chiuso in una bottiglia. La singolare forma del decanter non è infatti casuale: la sua pancia molto larga serve ad aumentare la superficie del vino a contatto con l’aria, accelerando così il processo di ossigenazione. Processo che può durare anche alcune ore, in base alla data di imbottigliamento del vino e dei vitigni del quale è composto.
Dalla fraschetta all’enoteca
Negli ultimi anni la cultura del vino è aumentata notevolmente, ma in molti casi è solo apparenza. Fino a 10-15 anni fa, per i romani era scontato andare a bere il vino in quelle che a Roma si chiamano “fraschette”, ovvero osterie senza cucina, nelle quali non c’è carta dei vini. Nelle fraschette si ordina semplicemente vino rosso o vino bianco, servito con pane e ghiottonerie gastronomiche locali, le quali si accompagnano perfettamente alla bevanda degli dei. Il tutto ha luogo nella splendida cornice dei castelli romani, una zona dove si produce da sempre vino. L’esperienza nel complesso risulta piacevole, ma nella maggior parte dei casi troviamo un vino di scarsa qualità, con i difetti classici dei vini “genuini” ma conservati male. Potremmo paragonarlo al “vino della casa” che si trova al ristorante, spesso è un vino che viene da un altra regione, fatto con vitigni “commerciali”, trasportato senza troppe cure, conservato in luoghi e contenitori non sempre idonei e travasato più volte. Ad una attenta analisi olfattiva è vinoso, senza nessun bouquet o profumi particolari, ha un sapore acidulo, e troviamo il gestore pronto a decantarne qualità inesistenti.
Anche le fraschette in tempi di globalizzazione si sono adattate, in alcuni casi sono diventati dei veri e propri “wine bar” forniti di vini d’oltreoceano, arredamenti moderni e personale distaccato e professionale. In questo modo rischiamo di perdere le diversità legate al territorio; a mio giudizio bisogna riservare una maggiore attenzione nella conservazione e nella scelta del vino, ed occorre mantenere intatta quell’atmosfera di convivialità e genuina accoglienza tipici delle province italiane, con tutte le loro biodiversità. Questo è il vero obbiettivo da raggiungere, per non rischiare di trovarci in locali sempre tutti uguali, a bere sempre gli stessi vini!