Psiconauta

L’alta marea della psichedelia

Pur se l’Europa tentenna, in Australia si legalizza e in USA si depenalizza: proibizionismo sempre più alle strette

Un fungo psichedelico

Dal prossimo primo luglio, l’Australia sarà il primo Paese al mondo dove gli psichiatri potranno legalmente prescrivere MDMA (per la cura del disturbo post-traumatico da stress, PTSD) e psilocibina (per il trattamento della depressione resistente ad altre terapie). Dopo estese consultazioni pubbliche e sentiti i pareri degli esperti e della commissione sui medicinali, le autorità australiane hanno deciso unilateralmente di “detabellizzare” alcune sostanze – MDMA e psilocibina passeranno dalla tabella 9 (sostanze assolutamente proibite) alla 8 (sostanze con riconosciuto uso medico) – in quello che potrebbe rivelarsi un precedente fondamentale. 

In un batter d’occhio viene cioè smontata la balla delle convenzioni internazionali che sarebbero vincolanti e insuperabili – fake news menzionata anche nel dispositivo di incostituzionalità con cui la Consulta aveva bocciato il referendum sulla cannabis dello scorso anno. Sembra anzi che in Europa si voglia restare ancorati a policy dannose e obsolete, come conferma l’improvvisa decisione presa dal nostro governo la scorsa primavera, a ruota di quanto già avvenuto in Francia qualche anno fa, di vietare esplicitamente le due piante (Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis) da cui vengono estratti i principi attivi dell’ayahuasca. Tra le immediate e prevedibili conseguenze nefaste, il Santo Daime Italia (ICEFLU) si era visto costretto a sospendere le loro pratiche religiose, situazione irrisolta tutt’oggi. E anzi acuitasi per i recenti arresti, con annesso rinvio a giudizio, dei facilitatori di alcune cerimonie in Spagna, in aggiunta a rilanci mediatici di taglio sensazionalista tesi a criminalizzarne chi ne fa uso a vario titolo. 

Per fare fronte a quest’inatteso inasprimento, il Chacruna Institute di San Francisco ha diffuso un’ampia lettera-appello – nel frattempo sottoscritta da quasi 250 tra esperti, ricercatori, accademici e organizzazioni internazionali – mirata a sensibilizzare l’opinione pubblica su queste svolte repressive, per affermare la solidarietà globale con gruppi e utenti spagnoli e sollecitare le autorità di qualsiasi Paese a rispettare la libertà di chi usa l’ayahuasca nei rituali religiosi. Senza dimenticare che, al pari di altre sostanze psichedeliche, studi recenti hanno rivelato come questa pozione psicotropa possa produrre effetti positivi nei casi di depressione, morbo di Parkinson, instabilità emotiva e altro. Proprietà curative confermate dal fatto che questi antichissimi rituali restano al centro delle culture indigene nelle regioni latino-americane (ma non solo) e che, notizia dell’ultim’ora, ora vanno trovando spazio nei canoni della medicina occidentale moderna. 

Nel giro di pochi anni il cosiddetto "rinascimento" psichedelico ha sforato alla grande nel mainstream e oggi si propone come un soggetto dalle grosse potenzialità, qui e oraLa Filament Health, azienda farmaceutica specializzata di Vancouver, in Canada, ha messo a punto la prima pillola a base di ayahuasca. Ammesso che questa sia consona ed efficace, potrà garantire l’immediata accessibilità e la consistenza dei principi attivi, elementi cruciali per esplorarne, ed eventualmente applicarne, le potenzialità terapeutiche nel comune ricettario medico. Entro il primo semestre 2023 partiranno negli Stati Uniti i primi test clinici sul campo, dietro autorizzazione delle autorità preposte. Pur se qualcuno storcerà il naso di fronte a questo riduttivismo in stile Big Pharma, trattasi di un’ulteriore prova di una realtà inconfutabile: nel giro di pochi anni il cosiddetto “rinascimento” psichedelico ha sforato alla grande nel mainstream e oggi si propone come un soggetto dalle grosse potenzialità, qui e ora. 

Maggior visibilità vuol dire però proporre un approccio più maturo, critico e articolato mirato a diversi obiettivi: evitare di replicare, magari sotto altre forme, i facili entusiasmi della prima ondata ricreativa di fine anni ’60, che portarono alle super-restrizioni legislative tuttora imperanti; chiarire e informarsi al meglio su origini, modalità e possibili effetti individuali, positivi e negativi, di piante o sostanze spesso anche assi diverse tra loro, facendo leva sul massimo rigore scientifico; monitorare le condotte dei professionisti e di altri attori variamente coinvolti, privilegiando comportamenti etici e consapevoli; ampliare il dibattito pubblico, affrontandone adeguatamente le ricadute e gli intrecci socio-culturali di più ampio respiro. 

Restano comunque strumenti importanti qui e ora, per la ricerca interiore e la creatività, il ridimensionamento dell’ego individuale e la riconnessione con l’ambiente circostante, per l’affermazione della libertà cognitiva – oltre che ovviamente per le loro promesse terapeutiche e gli ulteriori rilanci scientifici. Tenendo sempre a mente che il ricorso alle “piante maestre e, più in generale, a strumenti e modalità per esplorare gli stati altri di coscienza, sono pratiche che hanno accompagnato l’homo sapiens fin dalla notte dei tempi e che a buon diritto meritano di essere in prima fila oggi. Motivo per cui, in sintonia con la mossa pianificata in Australia, negli Stati Uniti proseguono gli sviluppi positivi a livello locale. 

Dopo che, nel maggio 2019, Denver aveva fatto da apripista depenalizzando uso e possesso personale di funghetti e piante psicotrope naturali, in autunno si è aggiunta anche San Francisco, assegnando la priorità più bassa nell’attività di pubblica sicurezza per presunti reati connessi con gli enteogeni, come avevano già deciso gli amministratori di città quali Seattle, Ann Arbor, Oakland, Santa Cruz. Intanto il Colorado e l’Oregon si confermano la punta di diamante per l’accesso medico agli psichedelici. Nel primo, oltre il 53% dei votanti ha detto sì alla Proposition 122 nel novembre scorso, legalizzando possesso, uso, coltivazione e condivisione di psilocibina, ibogaina, mescalina (non derivata dal peyote), DMT e psilocina per i maggiori anni 21, pianificando l’apertura al pubblico di appositi centri terapeutici nell’estate 2025. Nel secondo è appena partita l’implementazione della Measure 109 (approvata nel novembre 2020 da quasi il 56% dei votanti), che stabilisce l’avvio di appositi centri dove medici preparati potranno somministrare psilocibina ai maggiorenni per lo “sviluppo personale”, quindi anche in assenza di specifiche condizioni o certificazioni mediche. E in questo primo scorcio del 2023 sono già partite analoghe iniziative nei parlamenti statali – di Massachusetts, Virginia, Utah, Oklahoma, Missouri, Arizona, Hawaii – finalizzate, da una parte, a promuovere e finanziare la ricerca scientifica e, dall’altra, a facilitare l’utilizzo medico soprattutto della psilocibina nel trattamento di PTSD, depressione, dolori cronici, dipendenza da oppiacei e altri disturbi. Infine, nello stato di New York sono due le proposte in ballo: una per l’avvio di appositi programmi di psicoterapia con psilocibina e MDMA, incluse facilitazioni per medici e pazienti, ovvero cittadini di basso reddito, personale d’emergenza e reduci di guerra; e l’altra che prevede di legalizzare il possesso per uso personale di “allucinogeni derivati da piante naturali o da funghi”. 

Né va dimenticato che la MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) è impegnata nella terza e ultima dei test clinici per ottenere l’approvazione dell’MDMA per il trattamento del PTSD e Compass Pathways sta seguendo un analogo percorso con la psilocibina per la depressione. Sostanze che, se tutto fila liscio e grazie alla corsia preferenziale concessa dalle autorità federali, potranno a entrare nel ricettario ufficiale statunitense già nel giro di uno o due anni, e forse poco dopo anche in quello europeo. E per fare il punto su questo gran bailamme e metterne a punto i passi futuri, a giugno la comunità globale si ritroverà a Denver per Psychedelic Science 2023, sotto l’egida della MAPS, in quello che viene preannunciato come “il più grande evento psichedelico della storia” con oltre 300 relatori da ogni parte del globo e fino a 10.000 presenze quotidiane (costo minimo 775 dollari per 5 giorni). Occasione cruciale per navigare al meglio l’alta marea in corso e spingere collettivamente per la fine del proibizionismo sulle “droghe” – prima meglio che poi.



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