Antiproibizionismo

La legalizzazione con la destra al potere

Se davvero il nuovo governo volesse combattere la criminalità, liberare risorse fondamentali e proteggere i cittadini, allora dovrebbe legalizzare la cannabis, anche se le speranze non sono molto alte

Giorgia Meloni

Le elezioni hanno dato ragione a Fratelli d’Italia, partito guidato da Giorgia Meloni. Le motivazioni del successo del partito più “a destra” del Parlamento, vanno probabilmente ricercate nella propaganda martellante, in una scarsa risposta da parte degli avversari e, soprattutto, nelle speranze di elettori che non temono un ritorno del Fascismo; o che addirittura ne nutrono segretamente (ma non troppo) le speranze.

Sono bastati buoni slogan e un programma elettorale utopico (ma d’altronde lo erano anche quelli degli altri partiti), per far vincere chi ha dominato sui principali canali di informazione, esattamente com’è successo in passato: basti pensare al Movimento 5 Stelle e Grillo, ma anche a Forza Italia e Berlusconi.

Come ogni eletto nella storia, la Meloni e il suo partito si prefiggono di migliorare l’attuale situazione italiana. Dovranno risolvere i problemi di inflazione, deficit e disoccupazione; senza contare quelli ambientali ed ecologici che hanno conseguenze devastanti sulla salute dei cittadini, sull’agricoltura e sull’economia in generale.

Purtroppo, storicamente, il problema ecologico è ritenuto di “secondo piano” dalle forze di destra, che antepongono a tutto “Dio, patria e famiglia”. Analizzando la posizione della nuova premier in merito alla cannabis e alla legalizzazione, per perdere ogni speranza dovrebbero bastare le sue dichiarazioni quando, nel 2021, fu intervistata sul referendum cannabis. La Meloni dichiarò: «Se il referendum dovesse essere accolto dalla Corte Costituzionale, organizzeremo il comitato per il NO al referendum. Noi infatti riteniamo che sia una follia, in un Paese che ha il primato per l’utilizzo di droghe leggere tra i 15enni, ed è terzo se consideriamo tutte le fasce di età, rendere la droga libera».

Insomma, un no alla cannabis a priori, a meno che non si tratti di finanziamenti che provengono dalla stessa industria, come i 200mila euro ricevuti proprio dal partito della Meloni nel 2019 e che arrivavano dalla Southern Glazer’s Wine and Spirits, azienda americana dedita alla distribuzione di alcolici che di recente si è buttata a capofitto nel business della cannabis. 

L'operazione "Scuole sicure"
L’operazione “Scuole sicure”

MELONI AL GOVERNO: NUOVA REPRESSIONE IN ARRIVO?

Inutili le ovvie obiezioni: se per lei non ha funzionato il proibizionismo, è solo perché è stato troppo blando. Per la nuova maggioranza di governo il consumo di cannabis non può essere visto come una normale abitudine, che hanno ormai 10 milioni di italiani. Loro non comprendono che, proprio perché lasciata al mercato nero, la cannabis viene facilmente reperita dai minorenni. Vedono i consumatori di cannabis come tossici da dissuadere e curare, ignorando totalmente che esistono svariati paesi in cui l’utilizzo di questo fiore è stato legalizzato, con conseguenze positive su economia e società.

Sostengono ancora la teoria della droga di passaggio, trascurando il fatto che certamente conoscono e frequentano persone che fanno uso di cannabis e che conducono una vita normale.

Desiderano investire maggiormente nella repressione, a partire proprio dai consumatori minorenni, come fecero con l’operazione “scuole sicure”: 2,5 milioni di euro spesi e oltre 2mila agenti impiegati per perquisire migliaia di ragazzi nelle scuole. Centinaia di studenti furono esposti al pubblico scherno da parte di compagni e insegnanti. Insomma, con Giorgia al potere si prevede un ritorno ai tempi bui, con un incremento di lavoro per i Ser.D. e i reparti antidroga delle FF.OO.

Ignorare i benefici della legalizzazione, soprattutto ora che è possibile osservarne gli effetti, equivale a garantire floridi affari alle narcomafieUNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA A LIVELLO EUROPEO

Non parliamo di cosa dovranno aspettarsi cannabis e growshop! Fortunatamente, nel mondo, soffia un vento opposto: ad esempio Malta ha già legalizzato l’autoproduzione e il consumo di cannabis a scopo ricreativo; mentre nei Paesi Bassi si lavora per normare meglio i coffee shop, da sempre legali e tra le principali attrattive turistiche. I Cannabis Social Club spagnoli rappresentano ormai una realtà diffusa e consolidata: nati grazie a una legge che, seppur mantenendo illegale il commercio di cannabis non punisce il consumo nei luoghi privati, oggi forniscono un importante servizio alla società, soprattutto a chi ha necessità terapeutiche.

Anche in Germania, probabilmente entro la fine dell’anno, verrà depositata la prima bozza di legge per la legalizzazione. Questo darebbe vita a uno dei più grandi mercati della cannabis a livello globale, e sarebbe un esempio che non potrebbe lasciare indifferenti gli altri Stati; neppure il nostro.

Sensazionale l’incontro storico avvenuto lo scorso luglio tra rappresentanti politici di Germania, Olanda, Lussemburgo e Malta, riunitisi ufficialmente per discutere la legalizzazione dell’uso ricreativo di cannabis in Europa; e ancora più sensazionali le recenti dichiarazioni del presidente Biden in Usa: «Nessuno dovrebbe essere in prigione solo per aver usato o posseduto marijuana. Mandare persone in prigione per possesso di marijuana ha sconvolto troppe vite e incarcerato persone per comportamenti che molti Stati non proibiscono più». Oltre alla grazia per i detenuti federali condannati per possesso di cannabis, il presidente ha esortato ogni singolo Stato a fare lo stesso per questioni di eguaglianza, dato che la cannabis è già legale in 20 stati americani e ampiamente depenalizzata in 35.

Oltre alla grazia federale per i crimini connessi alla cannabis, dalla stessa Casa Bianca fanno notare che, secondo l’attuale legge federale, la cannabis rientra nella Tabella I insieme a droghe mortali come il fentanyl e l’eroina, specificando che l’attuale classificazione della pianta sarà rivista.

Ignorare i benefici della legalizzazione, soprattutto ora che è possibile osservarne gli effetti, equivale a garantire floridi affari alle narcomafie che, con la cannabis, in Italia guadagnano circa 7 miliardi di euro l’anno.

La legalizzazione ha lo scopo di interrompere il commercio illegale. Normare produzione e vendita farebbe sorgere aziende ed attività commerciali che genererebbero migliaia di posti di lavoro.

Speriamo che, chi dirige il nuovo governo, abbia davvero tra le sue priorità quella di contrastare la criminalità, perché sino ad ora lo Stato ha preferito perseguitare semplici cittadini colpevoli di detenzione e/o autoproduzione (spesso a scopo terapeutico); rovinando la vita a persone ideologicamente oneste e incrementando di conseguenza il sovraffollamento carcerario.

La cannabis, che è stata al centro di uno scontro ideologico per oltre mezzo secolo, nell’interesse della collettività non può più esser proibita; e l’hanno capito pure gli americani che furono i primi a volerla illegale.

Una foglia di cannabis con la bandiera europea sullo sfondo



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