Legalizzare per combattere le mafie
Per dire oggi che la mafia è una montagna di merda non serve lo stesso coraggio che serviva 40 anni fa, quando le collusioni tra mafia e politica erano meno esplicite ma certamente più serrate di quanto non lo siano oggi.
Quarant’anni fa c’era ancora un tacito timore reverenziale anche a parlarne, e parlare di mafia costava spesso la vita. Fare l’elenco delle vittime di mafia è un esercizio di cui non mi sento all’altezza, sono tante, almeno quante le vittime dell’antimafia.
L’antimafia non uccide quasi mai fisicamente, ma spesso annulla gli individui confinandoli ai margini di quelle possibilità che non potranno più rivendicare, poiché marchiati a vita.
Oggi serve una buona dose di coraggio per asserire che in alcuni casi anche la mafia si è evoluta ed insinuata tra gli apparati istituzionali con posizioni legittimate e quasi intoccabili.
Non riesco a spiegare in altri modi altrimenti le ragioni per cui, parlando di un tema che conosco e che interessa i nostri lettori, nel 2018, alla luce di studi consolidati ed esempi di altri Paesi che muovendosi nella direzione opposta hanno sottratto risorse alla criminalità organizzata, in Italia oggi vengano perseguiti, attraverso una legislazione che lascia spazio a volte all’interpretazione, coloro che si dedicano alla produzione ed alla commercializzazione della canapa.
Sulle ragioni per cui la canapa è stata vietata ho versato, e non sono stato certo il solo, fiumi d’inchiostro e non intendo tediarvi ripetendomi.
Negli Stati Uniti, non citando un Paese a caso, ma anche in altri paesi d’Europa, la regolamentazione chiara sul tema ha generato un business non indifferente e dato la possibilità di reinventarsi in maniera legale, pagando le tasse, ad una serie di soggetti che probabilmente sarebbero ancora dall’altra parte della barricata ed in alcuni casi, “oltre il cancello”.
Chi favorisce, se non la criminalità organizzata, una situazione del genere? Credo che sia abbastanza chiaro a tutti quello che ho voluto dire in questo “commentario” e ritengo che anche Peppino Impastato sarebbe stato d’accordo con me.