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Legalizzare la cannabis per rivitalizzare l’agricoltura

In USA, la richiesta e la conseguente produzione di cannabis ad uso adulto in costante crescita hanno rivitalizzato il settore agricolo

Legalizzare la cannabis per rivitalizzare l'agricoltura
Contrariamente a ciò che molti pensano, la legalizzazione va ben oltre il semplice fumarsi le canne. La cannabis, tra le altre cose, offre nuovi sbocchi lavorativi, che si concretizzano in guadagni economici che favoriscono lo sviluppo dell’intera società, anche per l’agricoltura.

A sostegno di ciò, arriva uno studio condotto dai ricercatori della San Diego State University e della Bentley University e pubblicato dal National Bureau of Economics Research, che vuole esplorare l’impatto delle leggi sulla marijuana a scopo ricreativo (RML) sul mercato del lavoro.

Dopo aver analizzato e confrontato l’occupazione e le tendenze salariali tra gli Stati che hanno o non hanno introdotto una normativa a favore della cannabis per uso adulto, i ricercatori hanno concluso che in California, Canada e Oregon, “la regolamentazione della cannabis, coerentemente all’apertura di un nuovo mercato legale per la produzione e la coltivazione della marijuana, è correlata a un incremento lavorativo nel settore agricolo”.

I ricercatori hanno affermato che “gli effetti sul lavoro sono solidi”, in quanto hanno:

  1. utilizzato analisi di eventi che hanno esaminato sia le tendenze pre-legalizzazione sia le valutazioni delle “dinamiche post-trattamento negli effetti del mercato del lavoro”;
  2. monitorato le variazioni negli Stati confinanti rispetto a quelli in cui è stata introdotta la legalizzazione della cannabis per uso adulto;
  3. utilizzato “metodi differenti di nuova concezione” che riducono al minimo le distorsioni dello studio;
  4. incluso “analisi di controllo sintetiche degli Stati che per primi hanno adottato la legalizzazione e che quindi consentono un’indagine degli effetti economici a lungo termine”.

La legalizzazione “potrebbe avere effetti positivi sull’occupazione e sui salari”, affermano gli autori. “L’introduzione di una nuova industria legale, che può includere la coltivazione e la produzione di marijuana, nonché la vendita legale di marijuana nei dispensari ricreativi, può aumentare l’occupazione”.

PERCHÈ CON LA LEGALIZZAZIONE CRESCE L’AGRICOLTURA?

I ricercatori hanno anche indagato sui motivi per cui la legalizzazione della marijuana ad uso adulto potrebbe avere maggiori benefici economici rispetto alle leggi sulla cannabis medica (MML).

Considerando che la legalizzazione a scopo ricreativo viene comunemente introdotta con alcune riforme della giustizia penale, tra cui l’assoluzione, “le RML, riducendo nettamente la probabilità di avere precedenti penali, possono avere effetti più importanti sull’occupazione e sulle opportunità di guadagno con quei giovani con una propensione relativamente più alta all’arresto per possesso di marijuana”.

“Pertanto, si potrebbe affermare che le RML abbiano effetti maggiori su coloro che sono stati danneggiati in modo sproporzionato dal proibizionismo della marijuana, in particolare i neri e gli ispanici”.

Inoltre, essendo il mercato ricreativo della cannabis rivolto a un pubblico decisamente più vasto rispetto a quello medico “la produzione e la coltivazione di marijuana sarebbe più elevata. Di conseguenza, ci potrebbe essere un notevole aumento delle richieste di lavoro, dell’occupazione nel settore agricolo e delle vendite al dettaglio”.

LA CANNABIS CREA LAVORO PER L’AGRICOLTURA, MA NON SOLO

La cannabis legale è il settore che crea più lavoro negli Stati Uniti. Secondo i dati pubblicati ad inizio 2021, il settore cannabico ha registrato un incremento del 32%, superando, nonostante le problematiche legate al Covid-19, i 300mila posti di lavoro a tempo pieno.

A quasi un anno di distanza, stando al nuovo rapporto reso noto a inizio 2022, la cannabis viene riconfermata la più grande opportunità in termini lavorativi ed economici del Paese, segnando la cifra record di circa 430mila nuovi posti di lavoro e una media di 280 nuove assunzioni al giorno.

La vera domanda è: quando l’Italia deciderà di accodarsi agli Stati che si stanno muovendo in questa direzione?



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