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Viviamo nella disinformazione diffusa, siamo talmente assuefatti dalle pubblicità e dalle false verità che ci propinano gli organi di informazione “ufficiali” che fatichiamo a distinguere una notizia vera da una falsa. Negli ultimi giorni si è alzato il livello della campagna di disinformazione contro la canapa, due i casi eclatanti: l’autista del pullman con dei bambini a bordo uscito di strada, l’autista ha dichiarato di aver fatto qualche tiro di hascish il giorno prima dell’incidente e il povero ragazzo morto a scuola dopo aver fumato uno spinello, che poi è risultato essere cocaina. L’unica cosa che accomuna i due eventi è la forzatura con la quale i giornali e i tg sventolavamo menzogne senza il minimo rispetto per la situazione delicata dei parenti delle vittime, speculazione politica senza limiti.

Per molti giorni abbiamo sentito TUTTI i tg e TUTTI i giornali ripetere che un ragazzo è morto a causa di uno spinello, sotto gli occhi increduli dei tossicologi, della comunità scientifica, di chi ha studiato la canapa o chi ne fa semplicemente uso, chiunque sa che non esiste una dose letale di Thc. La cosa più grave a mio avviso, e che erano al corrente della bufala anche i telegiornali stessi, si notava da come erano costruiti i servizi, infatti dopo aver parlato a lungo di cannabis, ragazzo morto per spinello, droga, morte, compagni di scuola pentiti, droga, sequestri di droga, giovani, droga e morte, hascish, polizia… arrivano gli ultimi secondi del servizio, uno scienziato che di fatto smentiva in termini tecnici quello affermato fino ad allora, ripreso nel suo laboratorio con le ampolle, spiega una improbabilità di morire di Thc e che si ipotizza una concatenazione di fattori. Il risultato? Ai meno attenti sfugge il messaggio tecnico dello scienziato, ma rimangono bene in mente le prime pagine dei giornali visualizzate con i titoloni allarmistici, le immagini dei sequestri di grosse partite di droga, delle prigioni e dei carabinieri e le parole cannabis, spinello e droga, mandate a ripetizione nella prima lunga parte dei servizi.

Mi sento preso in giro, come cittadino, come lettore, come consumatore di beni e di sostanze, mi sento preso in giro dai giornalisti, dai politici, dalla comunità scientifica che non si indigna pubblicamente, dai consumatori che non rivendicano il loro diritto, da chi specula sulle disgrazie altrui, mi sento preso in giro dallo Stato, che non mi difende da tutto questo.

Un altro episodio della campagna anti-canapa è la distribuzione a 3887 famiglie da parte del comune di Milano dei buoni per ritirare i cosìdetti kit antidroga. La notizia, ampiamente diffusa dai media, è accompagnata da molte voci, gli articoli su certi particolari sono vaghi o fanno capire qualcosa senza scriverlo esplicitamente. Qualche esempio: pochi sanno che solo il 3% delle famiglie (meno di 120 su 3887) che hanno ricevuto il buono sono andate a ritirare il kit, pochissimi sanno che il comune, ha comprato solo 320 kit segno che prevedeva un simile flop, una goccia nel mare costata 3000 euro. Possiamo immaginare quanto possano incidere nella lotta alla droga 120 test in una città di milioni di abitanti come Milano. La cosa grave è che sono molti i comuni che vogliono clonare l’iniziativa, un bel business per la Comifar S.P.A., la ditta che distribuisce i test, pronta a raccogliere i frutti della campagna del Comune di Milano. In alcuni articoli si evince che la Comifar abbia donato i test, non lo si afferma mai esplicitamente, lo si lascia intendere, non è dato sapere se e quanto sono stati pagati i test che costano 25 euro al pubblico. I tossicologi affermano che i test casalinghi sono inaffidabili, danno risposte di tipo generico, che dovrebbero essere poi confermate da un esame di laboratorio. Inoltre i test possono dare risultati falsi-positivi. Vuol dire che se un giovane assume un banale sciroppo per la tosse il risultato potrebbe risultare positivo.

Insieme ai falsi negativi e positivi ci si mette la difficoltà di come affrontare il risultato, insomma i genitori non sempre sono in grado di gestirne il risultato. Più seria e concreta la possibilità di rivolgersi ad un Sert, strutture del Servizio Sanitario Nazionale, che offrono una consulenza preventiva ed effettuano i test gratuitamente.

C’è poi una cosa fondamentale da far capire a tutti, i giovani conoscono meglio dei propri genitori il mondo delle sostanze, se un genitore ha bisogno di fare un test per capire se suo figlio assume delle sostanze, è segno che non conosce il mondo delle droghe e cosa più grave non conosce suo figlio. Bisogna investire sull’informazione, con 3000 euro e tutta quell’attenzione mediatica, il comune di Milano avrebbe potuto informare migliaia di famiglie sulla reale pericolosità e diversità delle varie sostanze, magari sarebbe stata un ottima occasione di poter far comunicare le tanto decantate famiglie, invece che andarne orgogliosi solo per il fatto di esserlo.

In mezzo a questo accanimento mediatico ci troviamo a fare i conti con un impianto di legge repressiva come quella attuale, che ogni giorno miete vittime, giovani e meno giovani che si trovano in guai giudiziari che modificano negativamente l’andamento delle proprie vite. Al riguardo è partita una raccolta di esperienze legali repressive, se siete stati perseguitati per la canapa o per pochi grammi di haschish fatecelo sapere all’indirizzo mail: [email protected], anche solo per qualche consiglio legale.

Ci troviamo a fare i conti con un governo che non interviene, un governo che fa scelte ambigue su temi importanti come la guerra, che rimanda le decisioni sui dico e sulle leggi in materia di droghe, un governo ostaggio del potere e dell’influenza del Vaticano, quest’ultimo più influente che mai nella vita politica dei cittadini e dello Stato (laico?). Questo governo, se non farà scelte coraggiose su temi importanti non durerà molto. E allora? Allora governo ladro, perchè hai rubato la fiducia di chi credeva in una alternativa alle politiche del centro-destra e hai rafforzato la diffidenza di chi ti conosceva e non si era sbagliato sulle previsioni.

Gennaro
M.D.M.A



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