Le proprietà delle radici di cannabis
La pianta di Cannabis è conosciuta per i suoi molteplici usi sin dall’antichità: foglie, fiori, resina, semi, fibre, legno e radici vengono lavorate per ricavare un vastissimo numero di derivati. Le radici in particolare hanno una lunga storia di uso medico antica millenni, che le vede impiegate nella realizzazione di decotti e preparati per curare e alleviare in sintomi causati da un gran numero di malattie e disturbi.
Già nel primo secolo Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.) descrisse nel Naturalis historia di un decotto di radici di cannabis usato per alleviare la rigidità delle articolazioni e la gotta. Dalla seconda metà del 16esimo secolo vari medici ed erboristi europei raccomandano la radice di cannabis per trattare febbre, infiammazioni, gotta, artrite e dolori articolari e bruciature della pelle. Vengono anche riconosciute proprietà per trattare l’emorragia post parto, malattie sessualmente trasmissibili, problemi gastrointestinali e infezioni, sottolineando la duttilità medica di questa pianta.
Esse possiedono una serie di composti biologicamente attivi rilevanti come triterpenoidi e monoterpeni, friedelin (12,8 mg/kg) ed epifriedelanolo (21,3 mg/kg); carvone e diidrocarvone; N- (p-idrossi-b-feniletil) -p-idrossi-trans-cinnamammide (1,6 mg/kg); alcaloidi, cannabisativina (2,5 mg/kg) e idrocannabisativina (0,3 mg/kg); vari steroli come il sitosterolo (1,5%), il campesterolo (0,78%) e lo stigmasterolo (0,56%); e altri composti minori, inclusa la colina.
Si nota come le radici di cannabis non siano una fonte di Δ9-tetraidrocannabinolo (THC), cannabidiolo o altri fitocannabinoidi noti, esentandole da ogni possibile legame con pratiche ludiche.
Nonostante una lunga storia di uso terapeutico che le vedeva impiegate per trattare un gran numero di problematiche, le radici delle piante di cannabis sono state ampiamente ignorate nella moderna ricerca medica. Studi moderni affermano che gli stessi terpenoidi trovati nelle radici di cannabis possiedono proprietà anti-infiammatorie e anti-dolorifiche, tuttavia, non ci sono molte informazioni disponibili sugli alcaloidi (Cannabisativine e Anidrocannabisativine) e, soprattutto, non esistono preparati che possano integrare questi composti.
Sono numerosi i dati storici ed etnobotanici sull’efficacia clinica di questa pianta e delle sue radici ma, per poterne riconoscere il vero potenziale medico sono necessari maggiori studi moderni, in modo da poter avere un quadro completo sulle proprietà farmacologiche dei diversi composti ritrovati.