Le multinazionali del farmaco e il governo Usa cospirano contro il CBD?
Mentre la ricerca scientifica continua a confermare le potenzialità del cannabidiolo (Cbd) nel trattamento di molteplici patologie, la Food and Drug Amministration (Fda), cioè l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, è tornato a diffidare le aziende che lo producono e lo commercializzano dal pubblicizzarne i benefici terapeutici, sostenendo che il Cbd non deve essere trattato come una vera medicina.
VIETATO PUBBLICIZZARE I BENEFICI TERAPEUTICI DEL CBD. Il secondo caso di questo tipo si è verificano nei confronti di un’azienda americana ed è stato riportato dal sito internet “Herb”. L’azienda è stata accusata di pubblicizzare sul proprio sito internet benefici del cannabidiolo che non sarebbero supportati da adeguati dati scientifici. Una misura che, sottolinea Herb, se da una parte pare dettata dal giusto intento di preservare i consumatori da aziende che attribuiscono benefici eccessivi ad un farmaco, acquista un certo sapore persecutorio una volta a conoscenza del fatto che è solo contro il Cbd che questo monitoraggio appare spietato, mentre non lo è con i farmaci convenzionali distribuiti dalle case farmaceutiche.
L’ULTIMO CAPITOLO DI UNA LUNGA GUERRA CONTRO I FARMACI NATURALI. Il cannabidiolo è uno dei principi attivi della pianta di cannabis, e a differenza del più famoso Thc non ha alcun effetto psicoattivo, ma anzi funziona esattamente bilanciandone gli effetti. Diverse ricerche scientifiche negli ultimi anni hanno confermato le sue potenzialità in particolare nel trattamento del cancro e dell’epilessia, mentre il governo statunitense già diversi anni fa lo ha brevettato come farmaco con proprietà antiossidanti e neuroprotettive. Eppure la Fda continua a mettere i bastoni tra le ruote delle aziende che producono medicinali derivati dal Cbd, allo stesso modo in cui nel recente passato ostacolò la pubblicizzazione di altri elementi naturali con proprietà curative come la vitamina C, il magnesio e la vitamina B6. Un atteggiamento che rinforza il sospetto, del resto diffuso da tempo, che l’ente governativo lavori per fare favori alle multinazionali del farmaco piuttosto che per servire la salute pubblica.

UNA MOSSA PER CONFINARE IL CBD TRA LE “CURE ALTERNATIVE”? Il compito della Fda, sottolineano l’autore dell’articolo, dovrebbe essere quello di convalidare l’uso del Cbd alla luce degli studi scientifici e produrre dei protocolli per la standardizzazione della produzione dei farmaci derivati. Questo sarebbe il modo corretto per favorire i cittadini proteggendoli allo stesso tempo dalla condotta delle aziende scorrette. Invece con questo atteggiamento esclusivamente sanzionatorio sta contribuendo a lasciare il principio attivo della cannabis al di fuori del circuito farmaceutico ufficiale, rinchiudendolo (come già fatto, appunto, con le vitamine e il magnesio) nel fumoso recinto delle “cure alternative”. Una strategia che lascia i cittadini e i medici senza dati ufficiali e senza protocolli di cura e che rischia di spianare la strada alle aziende scorrette, proprio ciò che ufficialmente la Fda parrebbe voler evitare.