Le disillusioni antiproibizioniste europee
Com’era fin troppo facile prevedere, Giovanardi in testa, il nuovo Governo italiano ha fin da subito mostrato la sua forte propensione proibizionista: si vedano, solo a titolo d’esempio, il D.L. 23 maggio 2008 n. 92 (che fra l’altro prevede la confisca dell’automezzo del conducente anche solo in presunto stato di ebbrezza da sostanze psicotrope), o i tentativi di silenziare la manifestazione “Cannabis tipo forte” di Bologna. Tuttavia anche il resto dell’Europa, sulla ‘questione droghe’, non se la passa certo meglio se si eccettuano la Svizzera dove il dibattito ed il confronto, anche serrati, si mantengono sugli auspicabili binari di pragmatismo, scientificità e democraticità (frequente è il ricorso allo strumento referendario), e i ‘soliti’ Paesi Bassi dove però la situazione sembra volgere verso uno stato confusionale legislativo. E, come di consueto, la ricorrente distinzione manicheista destra-sinistra, conservatori-progressisti, viene meno quando si affrontano questi temi.
In Spagna, il Governo socialista di Zapatero sta applicando la legge in maniera molto più severa rispetto al ‘destroide’ Aznar, e non ha la benché minima intenzione di riformarla (a tal proposito leggasi l’eloquente intervista di Martin Barriuso recentemente pubblicata su www.antiproibizionisti.it).
Nel Regno Unito, il Primo Ministro Gordon Brown non perde giorno per cercare di cambiare le legislazione del suo Paese in direzione proibizionista (anche e soprattutto relativamente alla cannabis), nonostante le numerose critiche mosse soprattutto dagli ambienti più prestigiosi e maggiormente coinvolti dagli eventuali provvedimenti (forze di polizia e comunità scientifica); e potrà apparire paradossale, ma neanche tanto, che fra coloro che vi si oppongono ci sia anche il leader del Partito Conservatore, David Cameron, il quale, forse in virtù della sua giovane età e forse perché quando era studente ‘spinellava’, non ha certe preoccupanti tensioni proibizioniste.
Così come paradossali possono sembrare le posizioni espresse lo scorso anno dai due principali candidati alla Presidenza della Repubblica francese, Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy; la candidata socialista dichiarò di non voler assolutamente modificare la legislazione francese del 1970 (fra le più severe in Europa), mentre l’ex Ministro dell’Interno, colui che aveva represso duramente le rivolte nelle banlieue, poi eletto all’Eliseo, dichiarò di voler riformare la legge abrogando le sanzioni penali per il consumo e la detenzione personale di stupefacenti mantenendo solo quelle pecuniarie; poi ovviamente “sono le azioni che contano”, e va detto che su questa materia Sarkozy non ha ancora mosso un dito.
Partendo da presupposti ideologici invece che da analisi pragmatiche della situazione che sempre hanno contraddistinto i Paesi Bassi nell’affrontare le questioni relative alle libertà individuali, il Governo di centro-destra di Balkenende, in alcuni casi supportato, in altri osteggiato dai Sindaci delle principali città, sta cercando di imprimere una svolta restrittiva alla legislazione olandese.
A mio avviso non si sta cercando di trovare una saggia “via di mezzo” normativa fra i due estremi, entrambi controproducenti: la tolleranza quasi anarchica e l’ottuso proibizionismo; mi riferisco in particolare alla (mancanza di una) regolamentazione relativa ai funghi psicoattivi, che si trovano in libera vendita da oltre un decennio, situazione che ho criticato ripetutamente in diverse occasioni, proprio perché il fatto che non vi sia una chiara legalizzazione-regolamentazione di quei prodotti ha consentito (per non dire facilitato) pericolosi fenomeni di abuso molto dannosi per la salute dei consumatori meno esperti e prudenti.
Per quello che riguarda invece la Germania che, non dimentichiamolo, confina per oltre 300 chilometri con l’Olanda (vedasi in proposito le preoccupazioni manifestate da Sindaci di città di frontiera come Venlo e Maastricht), pur dando atto al Governo di un approccio non pregiudiziale, le ragionevolissime istanze delle Amministrazioni locali che conoscono da vicino dinamiche e problematiche legate al consumo di sostanze, si scontrano con la resistenza, per non parlare di ignavia, dell’esecutivo federale tedesco al quale manca il coraggio per una, sep- pur timida, riforma antiproibizionista.
In sintesi, che siano di destra o di sinistra i Governi nazionali, in Europa le speranze per mutamenti legislativi verso una depenalizzazione del consumo delle sostanze psicoattive sono fievoli come non mai. Anche per questo motivo oggi tutto il movimento antiproibizionista europeo si trova obbligato ad una profonda riflessione sul da farsi da qui ai prossimi anni; riflessione che dovrà, a mio avviso, essere rivolta principalmente nei confronti dei propri limiti e dei propri errori, a volte anche eclatanti.
Andrea Turchetti
Tesoriere dell’Associazione Politica Antiproibizionisti.it