Cronache da dietro il cancello

Lavare i propri peccati

acqua-carcere

Emendare la propria colpa nei confronti della Società civile dovrebbe restituire al mondo individui rieducati e pronti per essere reinseriti. Per lavare il corpo usiamo l’acqua, mentre per le coscienze ci sono le religioni più o meno laiche; i loro pentimenti e le confessioni pare abbiano applicazioni anche in campo giuridico, infatti se uno si pente e confessa i peccati, principalmente quelli altrui, gode di notevoli vantaggi processuali che potrebbero far pensare a scelte di convenienza più che a vere inversioni di coscienza.

L’acqua in carcere non è sempre scontata, così come non lo sono tutte le altre istituzioni che dovrebbero aiutare i rei a comprendere l’erroneità delle proprie scelte e dei comportamenti sbagliati che ne sono conseguiti. Soprattutto nelle strutture penitenziarie antiquate ed in quelle del nostro sud Italia l’acqua spesso manca e soprattutto nella stagione calda, quando è più necessaria, viene razionata.

Ma c’è anche un’altra acqua in carcere per chi se la può permettere ed è quella delle confezioni che si acquistano dal sopravvitto: pacchi di bottiglie da 2 litri vendute in confezioni da 6, che equivalgono a 12 kg.

Alcuni detenuti le usano per costruire attrezzi ginnici che sono un monumento alla fantasia. Due confezioni da 6 infilate alle estremità di un manico di scopa, fanno un bilanciere da 24 kg, che per i bicipiti e i tricipiti può bastare. Il deltoide può essere fatto lavorare con due 2 bottiglie da 2 legate assieme da una striscia di tessuto strappata ad un vecchio lenzuolo.

TG DV


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