L’Australia restituisce la terra ai pinguini e rende il turismo responsabile
La parata dei pinguini divenne famosa in Australia negli anni venti, quasi cento anni fa.
Siamo a Phillip Island, a circa 130 km da Melbourne, dove vive la più grande colonia al mondo di piccoli pinguini. Altre colonie, meno numerose, di questi pinguini si trovano anche in Nuova Zelanda.
Ogni giorno, migliaia di pinguini escono dal mare sull’imbrunire, e vanno in processione verso le loro tane terrestri, lungo le coste dell’isola di Phillip in località Summerland. Sono pinguini di piccola taglia, che al massimo arrivano a 40 centimetri di altezza, e fanno questa parata dopo una lunga giornata in acqua, alla ricerca di pesce.
Ovviamente la parata esiste da quando esistono i pinguini, ma è solo da cento anni che è diventata fonte di interesse da parte dell’uomo e ovviamente con i turisti sono arrivati i danni.
In questi cento anni tante cose sono cambiate per l’habitat i pinguini: case vacanze, macchine, animali domestici, cani e gatti, per non parlare delle volpi già introdotte dagli europei decenni prima.
E così pian piano, il numero di pinguini iniziò a precipitare in modo preoccupante.
Nel 1985 la svolta decisiva, coraggiosa e lungimirante dei politici, per una volta.
Il governo dello stato di Victoria decise di compare tutte le case dei turisti e dei residenti, ad una ad una, per demolirle e per restituire l’habitat ai pinguini: ci sono voluti 25 anni per riportare la zona al suo stato naturale e oggi non è rimasto quasi niente dell’impronta umana in questa zona.
I pinguini qui, al loro minimo, negli anni ottanta, erano 12.000. Adesso sono oltre 30.000.
Questa Summerland Peninsula che passa dall’urbanizzazione a un posto selvaggio e con turismo responsabile e rispettoso è una storia bella quanto rara di governi lungimiranti. L’enorme volume di visitatori e di affari collegato significa che il ritorno alla natura può anche essere fonte di reddito.