Il Regno Unito studia misure contro il greenwashing
L’Antitrust britannico ha da poco approvato una prima stesura delle linee guida sul greenwashing, ovvero la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale.
L’obiettivo di questo documento è appunto quello di tutelare i consumatori dalle pubblicità ingannevoli e le imprese che si comportano correttamente dalla concorrenza sleale.
Le linee guida intendono disciplinare con regole precise le dichiarazioni di sostenibilità. Le affermazioni delle aziende, si legge nel documento, devono essere veritiere, chiare, esaurienti, eque, e supportate da prove valide, inoltre nel definire ecologico un prodotto devono tenere conto del suo intero ciclo di vita, dalla provenienza alle eventuali modalità di smaltimento: in caso contrario è ipotizzabile un’azione legale da parte delle autorità o dei cittadini.
Il documento specifica che è vietato dare l’impressione che un prodotto sia riciclabile, o biodegradabile, se non lo è o lo è solo in minima parte (la percentuale può variare secondo le categorie merceologiche) o alludere a benefici per l’ambiente maggiori di quelli reali. Allo stesso modo, è permesso etichettare un prodotto come biologico solo se la maggioranza dei suoi componenti è biologica. Mentre non è consentito vantare come “ecosostenibili” caratteristiche imposte dalla legge, o che corrispondano alla prassi per quel determinato prodotto: non sarà permesso, ad esempio, promuovere una carta igienica come “priva di microplastiche”, dato che si tratta di sostanze comunque non ammesse.