Land – Robin Wright
L’esordio alla regia di una delle attrici più carismatiche del cinema americano, racconta di una donna, interpretata dalla stessa Robin Wright, che, dopo aver vissuto una tragedia indicibile, sceglie di allontanarsi dalla città per vivere da eremita in una baita tra le montagne del Wyoming – nulla a che vedere con Into the wild dell’ex-marito Sean Penn che potrebbe venire in mente sulla scia dell’eremitaggio per scelta. Fragile, addolorata e impreparata a un simile contesto, la donna sfiora la morte fin quando non incontra un cacciatore del posto che le dà istruzioni per sopravvivere in una terra apparentemente aspra, aiutandola, senza bisogno di tante parole, a superare la sua perdita.
Come in Nomadland, anche qui l’elaborazione del lutto si misura con i grandi spazi della natura nel solco della tradizione americana. Ma se nel pluripremiato film di Chloé Zhao la risposta sta in una ritrovata connessione sentimentale tra persone ai margini della narrazione ufficiale al crocevia della crisi socio-economica, in Land il discorso è più intimo, con la natura, animale e vegetale, con il suo potere taumaturgico sull’animo umano, a fare da terzo protagonista al film.