La torre che in Etiopia raccoglie acqua potabile dall’aria
Bambù, canapa, giunzioni metalliche, bioplastica e delle reti: ecco i materiali che si utilizzano per la costruzione di Warka Water, un sistema per la raccolta dell’acqua nelle regioni del mondo dove recuperare questa risorsa indispensabile per la vita richiede anche sei ore al giorno di cammino.
Il progetto era stato presentato alla Biennale di Venezia nel 2012 dagli architetti italiani Arturo Vittori e Andreas Vogler dello studio Architecture and Vision e da allora la ricerca non si è fermata. Due anni fa si è conclusa il primo step della raccolta fondi sulla piattaforma kickstarter e iniziata la realizzazione dei primi prototipi in Etiopia.
In 4 giorni, 6 persone (a mano, senza la necessità di nessun macchinario ad energia elettrica) costruiscono la struttura composta da 5 parti che vengono poi assemblate in 3 ore. Warka Water cattura acqua potabile dall’aria attraverso pioggia, nebbia e la raccolta della rugiada, sfruttando l’escursione termica tra il girono e la notte tipica dell’Africa centrale.
Alta 10 metri e dal diametro di 4,2 per circa 60 chili di peso la struttura riesce a raccogliere fino a 100 litri di acqua al girono. Certamente la resa non è in grado di sopperire al fabbisogno di un villaggio e non può sostituirsi ai pozzi, ma quando vivi in un paese dove la gente letteralmente muore di sete avere un bicchiere di acqua in più può fare veramente la differenza.