La Thailandia si avvia alla riforma completa delle proprie politiche sulla cannabis

Continua a perdere pezzi il muro del proibizionismo mondiale, ormai anche in quegli stati fino ad oggi considerati veri e propri baluardi della “war on drugs” a livello globale. Dopo la Georgia, che appena una settimana fa ha scelto di depenalizzare il consumo di cannabis, è ora la volta della Thailandia, che inizia ufficialmente il proprio percorso di uscita dalla criminalizzazione della canapa, a cominciare dai suoi usi tessili.
Una nuova legge approvata dal Consiglio dei Ministri permetterà da subito la coltivazione di canapa a scopi industriali, a partire da sei province del nord del paese, quelle di Chiang Mai, Chiang Rai, Nan, Phetchabun, Tak e Mae Hong Son. La canapa prodotta dovrà contenere concentrazione di THC inferiori all’1% e sarà trasformabile, trasportabile e commerciabile per usi tessili, alimentari ed industriali.
La svolta sulla canapa industriale pare poter essere solo un primo passo verso un’ampia riforma nell’approccio paese verso la cannabis, fino ad oggi improntato ad un proibizionismo spietato, che prevede pene detentive fino a due anni non solo per i semplici possessori di droghe leggere per uso personale, ma addirittura per chiunque risulti positivo al test delle urine che le forze di polizia possono richiedere anche per un semplice sospetto.
Sembra infatti ormai certo che a breve anche la cannabis a scopi terapeutici verrà legalizzata, insieme al Kratoom (altra pianta psicoattiva molto diffusa) da parte del governo militare al governo dal golpe del 2014. Il ministro della Giustizia, Paiboon Koomchaya, nel novembre scorso ha infatti annunciato che il governo si appresta a riscrivere le leggi sulle droghe, permettendo la coltivazione e l’uso di cannabis e kratoom a scopi medici.
Lo stesso governo militare, inoltre, ha già modificato le leggi sulla cannabis, introducendo lo scorso anno la differenziazione tra le condotte di consumo e spaccio, che fino al 2015 erano trattate allo stesso modo e passibili di pene spropositate (fino alla pena di morte per i casi più gravi). Mentre durante il vertice Onu sulle droghe del 2016, aveva affermato di voler intraprendere la via del Portogallo, introducendo progressivamente la depenalizzazione per l’uso di ogni sostanza illegale, sostenendo che «la detenzione non risolve la questione della diffusione della droga né i problemi delle persone che ne fanno un uso problematico».
Una svolta che fino ad oggi ha mandato anche messaggi equivoci, che avevano fatto fortemente dubitare della coerenza del governo in materia, come la controversa “campagna di educazione” dei bambini che aveva fatto il giro del mondo lo scorso anno, nella quale gli alunni delle elementari della provincia rurale di Bueng Kan erano stati “educati” al rifiuto della droga bruciando marijuana dietro l’ordine della polizia.