La strana storia dell’annessione di Venezia all’Italia (e del movimento che vuole liberarla)
Da bambini, a scuola, per parlarci dell’Italia hanno iniziato dai confini. Mare perlopiù e poi le Alpi a tracciare un arco. Una penisola verde-marrone circondata di blu. Invece la cartina politica di colori ne aveva molti di più, tanti quante le sue regioni. Venti. Tale fisionomia contraddistingue la nostra penisola da oltre 150 anni, un profilo posteriore alla proclamazione del Regno d’Italia. Infatti il 17 marzo 1861 l’Italia, nella sua definizione politica statuale unitaria, era ancora un’incompiuta, non contava, solo per dirne una, Venezia.
Il Veneto, che fino a quel momento faceva parte dell’Impero austro-ungarico, si unì al resto d’Italia nel 1866 attraverso un plebiscito a dir poco sospetto. C’è un libro di qualche anno fa scritto dallo storico Ettore Beggiato che sostiene già nel titolo che si sia trattato di una grande truffa – gli atti dicono che su una popolazione di 2.603.009 persone, i votanti a favore dell’annessione furono 641.758 mentre i contrari appena 69 – ma è significativo che, ancora oggi, sui muri, si leggano scritte del tipo: “Nonostante 150 anni, ancora veneti”.
Ce lo conferma Sergio Bortotto che da oltre dieci anni rivendica il diritto di autodeterminazione del popolo veneto. Nel 2009 ha costituito il MLNV, un soggetto di diritto internazionale che lentamente sta facendo i suoi passi affinché Venezia e gli altri territori possano tornare indipendenti come furono per secoli.
Dime càn ma non dirme taliàn, si dice così?
Sì, noi veneti non siamo mai diventati italiani.
Perché?
Qualsiasi comunità di esseri umani liberamente accomunata da un duraturo sentimento di appartenenza e avente un riferimento comune a una propria cultura, lingua e tradizione storica sviluppate su un territorio geograficamente determinato, costituisce un popolo. Noi veneti lo siamo e non vogliamo più essere schiavi né servi di un sistema che calpesta i diritti fondamentali.
Spiegati meglio.
Ho lavorato per 22 anni nella Polizia di Stato e ho sperimentato sulla mia pelle che l’Italia non vuole persone consapevoli, informate, decise e oneste nell’animo. Vuole servi da usare e non sempre per la tutela della legge. La legge deve tutelare i cittadini e non vessarli.
E come pensi di uscire dall’Italia?
Attraverso un percorso di riconoscimento giuridico. Il Veneto può rivendicare il diritto all’autodeterminazione sulla base del riscontro di tre condizioni necessarie: occupazione straniera, regime colonialista, regime razzista. Non sto parlando di Secessione, né di promuovere un referendum. Il concetto da cui l’MLNV si muove è ben diverso. Abbiamo scelto la via della legalità, della non violenza. Puntiamo a sensibilizzare sulle giuste motivazioni della causa.
Come immagini il nuovo Veneto?
Come uno stato etico. Sarebbe ispirato dal principio del “vietato vietare”, quindi sulla libertà. Libertà di arbitrio per la conservazione della sua natura e di fare qualsiasi cosa che egli concepisca come il mezzo più idoneo a questo fine. Che significa basta allevamenti intensivi, disboscamenti selvaggi e sfruttamento indiscriminato di risorse naturali.
Libertà anche per la canapa?
Esattamente, la canapa è una risorsa pulita per un’economia sostenibile. Per tessuti, semi e olio, carta, bioplastica, combustibili, bioedilizia, carrozzeria per auto, usi medici e molto altro ancora.
Con l’MLNV avete instituito un governo provvisorio, come funzionerebbe quello effettivo?
Ritengo che non sia più tempo di delegare ai partiti politici o a pseudo-movimenti il nostro futuro. L’Italia ci insegna che la partitocrazia è uno dei tanti metodi per soffocare la democrazia sostituendo alle decisioni popolari quelle del partito. Quindi nel nuovo stato vigerebbe la democrazia diretta, non rappresentativa. Non c’è bisogno di un Parlamento. Il Veneto avrebbe una propria moneta e istituirebbe un reddito di cittadinanza.
Il vostro inno recita “Siamo ciò che decidiamo di essere”. Su che seguito potete contare?
E’ chiaro che l’MLNV avesse l’appoggio dei media il nostro messaggio raggiungerebbe molte più persone, ma come ben sappiamo, è difficile per chi non si allinea con il sistema avere parola. Ad ogni modo noi non siamo un partito politico, non abbiamo iscritti, vogliamo solo che le persone prendano coscienza.
Cosa accumuna il popolo veneto?
La storia, la cultura, le tradizioni. E’ un popolo che ha scritto la storia dell’umanità. Basta fare alcuni nomi: Marco Polo, esploratore e commerciante; Andrea Palladio, architetto; Giacomo Girolamo Casanova, avventuriero scrittore e tante altre cose, Canaletto, Tintoretto, Bellini, Tiepolo…
Come vedi il futuro di Venezia?
Radioso, splendido e rigoglioso.