La storia della “Haze”
Come disse “no where man” “Tracciare la storia della regina delle sative è cosa assai ardua quanto mettere insieme un puzzle di centinaia di pezzi!”. Infatti, non è stato affatto facile scoprire la vera o presunta provenienza della “Haze”, considerate le numerose e contrastanti versioni che gravitano attorno alla storia di questa pianta. Considerata forse tra i più famosi, antichi ed apprezzati strain di questi ultimi trent’anni, la “Haze” è un vero mito…
Dopo numerosi esperimenti di vari “Landrace”, nel 1970 furono 2 amici californiani di Santa Cruz, chiamati “the haze Brothers”, a selezionare un incrocio tra una Mexicana Sativa ed una Colombiana sativa; negli anni seguenti sono state aggiunte all’incrocio altre 2 sative di origine sud indiana, nella prima fase di breeding e tailandese nella seconda.
Nasce quindi nella metà degli anni 70 un Poli-ibrido a quattro vie molto complesso e raffinato, destinato a diventare negli anni un vero e proprio Cult-strain, una pietra miliare per gli amanti di questa cultura. L’intento degli “haze Brothers” era di creare la miglior Sativa al mondo. Se ci siano davvero riusciti, lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.
Il motivo della complicata storia della “Haze”, e la confusione sull’attribuzione della sua paternità, è facilmente intuibile dal fatto che molte banche del seme ed altrettanti Breeders, hanno tentato di riprodurre o migliorare questa pianta nel corso degli anni. Altresì, essendo la Haze un ibrido a quattro vie (Mex Sativa, Thai Sativa, Colombian Sativa e South India) potete facilmente immaginare quante combinazioni e fenotipi differenti sono stati sviluppati nel tempo dai vari coltivatori di tutto il mondo. Ciò potrebbe essere la spiegazione di tali lotte controverse, che spesso si accendono nel mondo del Giardinaggio… Addirittura, si presume che la vera ricetta non esista più; se consideriamo il fatto che è stata creata qualche migliaio di chilometri distante dall’Europa e soprattutto più di trent’anni or sono, è facile presumere cosa gli “Haze Brothers” intendevano di diverso per “LA HAZE”, rispetto a quello che possiamo degustare oggi.
Apparentemente senza motivo, gli “Haze Brothers” nel 1984 smisero di coltivare e cedettero questo strain. C’è chi dice per mettersi in affari differenti. Come ripeto non è molto chiara, ma altresì controversa, la verità su chi traghettò dalla California all’Europa questo ibrido, destinato a rimanere fino ai giorni nostri.
C’è chi dice che fu John Neville ad avere il primo clone. Ma la più accreditata versione dei fatti sembra essere che “Sam the Skunky-man” (creatore di Skunk#1 e Cal. Orange), essendo vecchio maestro degli “Haze Brother”, ha avuto in regalo il clone originale. Sam “Skunky-man” si trasferì in Olanda per coltivare, grazie anche al momento commercialmente favorevole e allo sviluppo del mercato dei semi. Molti Breeders olandesi vennero quindi in possesso, grazie a Sam, di un clone di questa pianta: Ben Dronker (Sensi Seeds), Scott Blakey (allora breeder di Green House), Eddie Reedeker (Flying Dutchmen) e altri ancora. Ma la sensazione di molti è che fu John Neville, amico di Sam, ad avere il primo e l’originale, conservandolo e forse migliorandolo. È grazie a lui se dopo più di trent’anni ci ritroviamo a gustare questo prezioso ibrido.
Eddie Reedeker, fondatore di Flying Dutchmenman, anch’esso amico di Sam e per un certo periodo anche suo socio, giura di avere il clone originale, versione dei fatti supportata anche da Robert Connel (su Marijuana Botany). Insomma! Lasciamo a voi il rompicapo non da poco per sviscerare la paternità di questo strain.
Una cosa c’è da dire, a prescindere da chiunque dei sopracitati fosse stato il primo ad avere l’originale “haze Brothers”: Neville, Reedeker con “The pure Haze”, Dronkers con “Northern#5 x haze” Shantibaba con “Super Silver Haze”; tutti hanno in qualche modo contribuito a conservare e trascinare la “HAZE” verso i giorni nostri, in certi casi variandola e anche migliorandola. Questa è ciò che si può tranquillamente definire conservazione della specie, un abitudine che in futuro non dovrebbe andare persa con certi Strain così particolari…
Nonostante la coltivazione della canapa è cosa abbastanza semplice, essendo essa una delle specie più forti del pianeta, per questo particolare strain vanno fatte le dovute eccezioni. Coltivare una Haze infatti potrebbe risultare un’esperienza annosa e scoraggiante, se il coltivatore non è preparato a certe difficoltà e non ha affinato una buona sensibilità nel capire cosa chiede la pianta e laddove è possibile anticipare i suoi eventuali bisogni.
Innanzitutto una buona dose di pazienza è necessaria per poter giungere alla fine delle 11/12 settimane in cui si protrae la sua lunga fioritura. Inoltre come è noto, mal sopporta gli spazi angusti e bassi, vista la sua inconfondibile caratteristica nel tendere a “strechare”ed allungarsi molto, durante le prime settimane di fioritura. Molto sensibile agli eccessi di fertilizzazione e soprattutto alle forti dosi di azoto, la Haze gradisce molta luce per potersi sviluppare compiutamente. Sconsigliamo esposizioni a nord o terrazzi ai primi piani, che farebbero tardare ulteriormente la fioritura. Altresì nelle coltivazioni indoor lasciate perdere le lampade sotto i 400 watt…
Come anche suggerisce “Il canapaio” Franco una lampada agli ioduri metallici (mh) nella fase vegetativa può aiutare notevolmente a tenere gli internodi più schiacciati. Un ulteriore aiuto per contenere le sue dimensioni risulta essere il mantenimento del bulbo (mh) per i primi 15 giorni di prefioritura.
Un’altra scuola di pensiero, di origine californiana, suggerisce di usare un fotoperiodo 14/10 in vegetativa e 10/14 in fioritura. Dato il protrarsi della sua fioritura (in outdoor arriva anche a fine novembre) e la sua sensibilità alle muffe è consigliato abbondare di trichoderma per proteggerla; anche in indoor tenete sempre l’umidità sotto il 50% nelle ultime settimane.
Di solito non scoraggio mai i novizi, ma di certo questo particolare strain necessita di una previa esperienza e sensibilità se non si vuole rimanere delusi. Kaly Mist, Super Silver Haze, Neville Haze, Sage, Northern Light#5x Haze, veri “cult” della cultura cannabica, ma evitate questi strain se siete ancora alle prime armi, per praticarli quando avrete la giusta esperienza.
Le qualità curative della Haze, ed il suo effetto particolare hanno strabiliato tutto il mondo, musicisti ed artisti trovano ispirazione nel suo “high” così pronunciato, merito delle alte percentuali di cbn e cbd cannabinoidi responsabili del suo effetto così allucinogeno. Con la Haze è possibile avere vere e proprie visioni anche talvolta negative, ne suggeriamo la pratica con uno stato mentale sereno. Le sue qualità medicinali sono ben note. Infatti si presume che le industrie farmaceutiche utilizzino proprio sative di linea Haze, come coposti per il Sativex ed il Betrocan, farmaci da poco sperimentati per la cura di numerose patologie.
Inconfondibile il sapore e l’odore: quelle note speziate e di legno di sandalo hanno conquistato molti palati dagli anni 70 fino ad oggi. Ci piacerebbe citare una particolare definizione di un grande esperto coltivatore dal palato sensibile, da un pò di tempo sparito dalla scena dell’homegrowing italico… come disse Foz “sa de fegatello cucinato da mia nonna”.