La Silicon Valley in visita da Trump
Il 14 dicembre si è tenuto un meeting a New York tra il presidente eletto Donald Trump e i più importanti dirigenti della Silicon Valley. I partecipanti erano 25, tutti (o quasi) grandi innovatori con in mano imperi economici. Tra i partecipanti, insieme a Tim Cook di Apple e Jeff Bezos di Amazon, c’era Larry Page, cofondatore di Google. Pochi giorni dopo Google ha precisato alla stampa che non aiuterà il governo americano a costruire un database delle persone di fede musulmana. Per qualche strana ragione la precisazione è sembrata loro doverosa. Si sa, gli americani possono sembrare bizzarri visti da questo lato dell’Atlantico, ma la domanda giusta da farsi non è «Google aiuterà Trump nel costruire un database di persone non grate?»; la domanda giusta sarebbe: «Google può farlo?». Senza dubbio ha le capacità tecniche per farlo, e non solo Google.
Al tavolo del meeting sedeva anche Sheryl Sandberg, dirigente ai vertici di Facebook. Facebook in quei giorni era al centro del dibattito riguardante la questione delle fake news e se queste ultime avessero in qualche modo influenzato l’esito delle elezioni americane. Tra gli invitati presente anche Safra Catz, CEO di Oracle, una delle società di database più importante che, ironia della sorte, lavora proprio come fornitore dell’NSA, agenzia al centro delle rivelazioni di Snowden. Catz avrà il ruolo di consigliere di Trump durante l’amministrazione. Stesso ruolo che ricoprirà anche un altro partecipante alla tavola rotonda, Elon Musk.
Trump, durante un breve incontro insieme a vari giornalisti e televisioni tenutosi preliminarmente alla riunione vera e propria, ha detto: «Non c’è nessuno al mondo più importante di coloro che si trovano in questa stanza». È una semplificazione, certo, ma non per questo meno veritiera. Almeno, dal suo punto di vista, è vero per il fatto che tra i presenti c’erano anche tre dei suoi figli; Trump ci regalerà momenti di paraculaggine degni di Silvio Berlusconi. Senza dubbio il potere economico, ma anche mediatico e, seppur indirettamente, politico che i vertici delle principali aziende tecnologiche esercitano è però qualcosa di inedito che non possiamo più trascurare.
Negli stessi giorni usciva un’altra notizia: Bill Gates sta creando un fondo di investimenti il cui scopo è quello di favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, e già, tra le altre cose, aveva messo tra le sue priorità quella di sconfiggere la malaria. Facebook vuole portare internet nei paesi in via di sviluppo. Elon Musk vuole portarci su Marte. Il fatto che tutti questi multimiliardari capitani d’impresa vogliano dare la loro impronta al futuro dell’umanità può essere causa tanto di meraviglia quanto di timore. In entrambi i casi viene spontaneo chiedersi: dove stanno i rappresentanti politici credibili, oltre a Trump? In un mondo del genere ha senso il ruolo della politica, di valori come quelli della cittadinanza?
Tornando in Italia, è da poco passato il referendum. Il dibattito tossico che si è creato attorno alla riforma costituzionale è stata un’altra occasione mancata che dimostra il fallimento della politica a correggere i suoi cattivi comportamenti. Figuriamoci se questa stessa classe politica è in grado di affrontare tematiche assai complicate come, per esempio, il ruolo delle nuove tecnologie nel ridefinire i rapporti economici, per non dire i cambiamenti climatici. In un mondo dove sempre più persone non sono in grado di distinguere una notizia falsa da una fasulla, rischiamo di perderci nel rumore incapaci di riconoscere le informazioni che ci servono ad agire consapevolmente. Se la politica abdica i temi fondamentali che segneranno il prossimo futuro, non ci rimane che affidarci a qualche CEO-guru della Silicon Valley per risolvere la miseria portata da guerra e diseguaglianze economiche?
Riprendere in mano il nostro destino deve essere, dato lo scenario, la nostra priorità. Dobbiamo però imparare a riconoscere noi stessi come utenti e come consumatori. È quello che siamo. Non siamo né cittadini, né fiocchi di neve. Dobbiamo smettere di provare a metterci in contatto con il nostro io profondo, guardare i video delle scie chimiche e dare la colpa ai profughi. L’essere consumatori consapevoli e utenti responsabili è forse ormai più importante di essere cittadini informati. Personalmente, infatti, credo che i cambiamenti tecnologici avranno un impatto molto maggiore sulle nostre vite rispetto a qualsivoglia riforma costituzionale e che una manciata di aziende abbia nei fatti molto più potere di qualsivoglia partito politico.