La rivoluzione egiziana raccontata dall’arte di strada
In Egitto, dopo l’inizio delle proteste del 2011, gli artisti non hanno perso tempo. Sono scesi in strada trasformando i muri che ben conoscevano in testimonianze visive di resistenza e di coraggio. Un atteggiamento che ha contributo all’esplosione creativa alla quale si assiste nel Paese dall’inizio della rivoluzione.
“Il rivoluzionario non ha armi. Nessuna. Le armi le hanno i dittatori e le oligarchie. L’intelligenza di un rivoluzionario consiste nel saper pianificare una strategia vincente per riuscire a prendere all’oligarchia e al dittatore le sue armi, per poi finalmente poterle usare contro di loro“, scriveva Ernesto Che Guevara nel 1962 in “Lezioni strategiche per la rivoluzione in America Latina”. E quale strategia migliore, in un mondo in cui tutto si riduce all’immagine, se non rispondere in silenzio, senza violenza, mostrando a tutti la realtà delle cose? Non solo. Perché in questo caso la denuncia va oltre il valore della lotta politica elevando la protesta grazie all’arte. Parafrasando il detto trasformato dagli Assalti Frontali in “ne uccidono più dieci penne, che dieci pistole”, potremmo dire che dieci bombolette, se usate a dovere, possono fare altrettanto male.
Perché i dipinti, visibili anche sulla pagina Facebook del progetto, che raccontano storie di dolore e di morte ricordando le vittime, ma anche di rivalsa e speranza, restano una testimonianza indelebile. Anche se venissero abbattuti tutti, visto che sono stati raccolti nel libro “Walls of freedom” realizzato tramite il crowdfunding, grazie al quale si stanno raccogliendo i pre-ordini per l’edizione della primavera 2014.
Il progetto è stato curato da Basma Hamdy, professoressa e designer egiziana, aiutata da Don Karl aka Stone, autore, scrittore, editore ed attivista culturale che lavora a Berlino e ha pubblicato “Arabic Graffiti”, il primo libro libro dedicato ai graffiti del mondo arabo. “Non mi ricordo l’anno esatto in cui ho visto la prima volta un graffito in Egitto – racconta Basma Handy – ma penso fosse intorno al 2009. Ho visto alcuni stancil in una strada vicina alla casa di mio marito ad Alessandria. Ero molto emozionata: anche se il pezzo non era molto elaborato, mi ha fatto sentire che c’era uno spirito di ribellione; su di me ha avuto un impatto molto forte“.
E riguardo al motivo per il quale il libro è stato distribuito, venendo aggiornato ad ogni ristampa, ha spiegato: “Speriamo di sensibilizzare le persone sulla cultura e la storia egiziana, perché credo che capire la nostra cultura possa aiutarci a rimanere forti. E poi vogliamo sottolineare l’estrema dedizione, l’intelligenza e lo spirito degli artisti di strada egiziani“, specificando di avere un elenco di artisti con i quali collaborano per creare il libro, ma, con le opere in continua evoluzione, la lista cambia di continuo.
E’ un ritratto molto forte che passa dai muri di Alessandria, Il Cairo e Luxor, andando al di là della sola street art per affrontare i motivi storici e socio-culturali che hanno portato a questa situazione.
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Mario Catania (Twitter Rioma82)