La riscoperta della marijuana medica negli anni ’70
Tutti sappiamo com’è andata la storia. Nel 1937 il signor Anslinger, capo del Narcotics Bureau americano, riuscì a far includere la canapa indiana nella lista delle sostanze “proibite”. Questo rese molto complicato anche prescriverla a scopo medico, e considerando anche che i preparati farmaceutici a base di cannabis erano di qualità ed efficacia molto variabile, in poco tempo la medicina ufficiale, americana e non solo, si dimenticò della cannabis. E così fu fino ai primi anni ‘970, quando successero diverse cose interessanti.
La prima fu la pubblicazione del libro di Lester Grinspoon (“Marihuana reconsidered”) nel 1971. Grinspoon si era dedicato allo studio della Cannabis pensando di dare un supporto scientifico alla politica della proibizione, ma aveva rapidamente cambiato idea una volta presa coscienza dei dati scientifici acquisiti nel passato. La canapa era tutt’altra cosa da quella descritta dai politici, e su di essa era stato fatto a tutti un vero e proprio “lavaggio del cervello”. Poco dopo, arrivò a dargli man forte lo psichiatra Tod Mikuriya, con un’antologia (“Marihuana medical papers”, 1973) dei più importanti articoli scientifici pubblicati dal 1839 in poi.
Contemporaneamente, un certo Robert Randall, ammalato di una grave forma di glaucoma e con la sola prospettiva della cecità, si accorse per caso che la marijuana gli migliorava la visione. Grazie anche all’onestà scientifica del suo oculista, che accettò di verificarne l’effetto sulla pressione dell’occhio e ne riconobbe l’efficacia, Randall poté iniziare una difficile battaglia giudiziaria con il governo USA per ottenere il diritto di curarsi con questa “droga proibita”. E riuscì a vincerla. Nel 1976, egli ricevette dal governo i suoi primi “spinelli legali”. E questa fu la prima vittoria (a cui ne seguirono molte altre, anche se la lotta è tuttora in corso) del movimento che prima o poi, si spera, riporterà la Cannabis e i suoi derivati negli scaffali di tutte le farmacie del mondo.
(Per ulteriori dettagli: www.medicalcannabis.it, www.cannabis-med.org, www.fuoriluogo.it e molti altri siti internet).
ASSOCIAZIONE CANNABIS TERAPEUTICA
Gli scopi principali dell’Associazione per la Cannabis Terapeutica (ACT) sono essenzialmente quattro:
1. diffondere informazioni sui possibili usi terapeutici della cannabis e stimolare il dibattito
2. promuovere la ricerca scientifica e clinica
3. aiutare gli ammalati che potrebbero trarre beneficio dalle proprietà della cannabis e dei suoi derivati attraverso la riforma delle leggi
4. promuovere e favorire la raccolta di dati epidemiologici, sociali e scientifici sugli usi terapeutici dei cannabinoidi. L’Associazione mantiene un sito internet (medicalcannabis.it) e pubblica la newsletter mensile “medicalcannabis” (abbonamento e-mail gratuito a partire dal sito).
Per contattare l’associazione: [email protected] Per associarsi: tutte le indicazioni sono sul sito. La quota base annuale è di 26 euro. Chi si associa con una quota da “sostenitore” di 50 euro o più riceverà in omaggio il libro “Erba medica. Usi terapeutici della Cannabis”.
a cura di Claudio Cappuccino