La rete: libera od irretisce?
Dopo la scoperta del fuoco e del ferro, la radio e dopo l’invenzione degli aeroplani, la rivoluzione comunicativa avvenuta alla fine del ventesimo secolo traccia forse l’evento più significativo e rivoluzionario nella storia dell’umanità: l’era delle macchine e della rete.
Blog e siti internet, hanno abbattuto ogni frontiera, azzerato ogni distanza comunicativa, connettendo e facendo interagire tutto il pianeta tramite uno schermo. Fino a circa 200 anni fa una lettera compiva il viaggio a cavallo per andare da Roma a Milano. Oggi con una mail copri quella distanza in una frazione di secondo. Fino a vent’anni fa per documentarsi o fare una ricerca dovevi passare giornate in biblioteca, se non eri una persona facoltosa possedendo una Treccani. Oggi con un click su Wikipedia o su Google ti si aprono le porte di “ogni sapere”. Senza contare la rivoluzione degli scambi commerciali: sembrava fantascienza fino a vent’anni fa poter comprare in uno negozio dall’altra parte del mondo con un semplice click. Se altresì consideriamo che, questo sistema di comunicazione riesce ad eludere regimi totalitari, raccontandoci in tempo reale rivoluzioni e sommosse di popoli normalmente soppresse e censurate nelle dittature, potremmo “quasi certamente” affermare di possedere uno degli strumenti più importanti dell’umanità.
Nell’immensa vastità degli strumenti che possiede internet, analizziamo però da vicino uno dei temi che maggiormente tocca noi altri, che tentiamo di fare “giornalismo” ma forse ci piace più dire “comunicazione”. Chissà come la penserebbero Indro Montanelli ed Enzo Biagi se fossero vivi e Giorgio Bocca che ancora lo è, sul nuovo modo di fare giornalismo tramite web? Se prima per un inchiesta o per una ricerca erano necessari viaggi in aereo, giorni e forse mesi per scoprire notizie e verità, oggi chiunque abbia una certa dimestichezza con la rete e col Pc, può scoprire e conoscere le stesse cose seduto davanti ad uno schermo? Sembrerebbe proprio di si. Se è pur vero che la notizia di un terremoto rimbalza da una parte all’altra del pianeta in pochi secondi, quanto possiamo fidarci della superficialità di questo mezzo? Come possiamo verificare la fondatezza di alcuni fatti?
Un insidioso labirinto di notizie, gossip e falsi, rendono spesso complicata la verifica e la veridicità delle notizie. Ci appare evidente quindi il grande limite di questo mezzo di comunicazione, ed è forse qui la vera difficoltà di chi fa oggi comunicazione, la quale nonostante si sia estremamente semplificata e facilitata, ha perso probabilmente quel potere sviscerante del giornalismo che si praticava un tempo.
Un altro esempio che ci riguarda da vicino sono le web community ed i social network. Una volta, si scendeva al bar sotto casa o nella comitiva del parchetto per fare quattro chiacchiere con gli amici per scambiarsi idee, opinioni o magari per raccontare “fanfaronate”; oggi invece gli amici si vanno a cercare nella rete, nonostante tu rimanga solo davanti ad uno schermo hai la possibilità di interagire in tempo reale con centinaia e migliaia di persone. Gli argomenti più disparati che trattano i forum compresa la “cultura cannabica” pullulano di esperti ed eruditi dove si può conoscere e sviscerare ogni argomento; dalla politica al sesso, dalla cucina alla musica e perfino alla cannabis, come nel nostro caso. Anche in questi mondi è necessaria una certa dose di capacità discriminatoria. Fake, throll e mitomani riempiono tal volta queste comunità di fandonie miti metropolitani e falsi d’autore, ma ancor peggio nel caso dei throll mettono zizzania creando scompiglio e spesso liti. Queste figure esistono anche nella realtà, nelle comitive e nella vita quotidiana, ma il filtro che crea la rete e lo schermo rende spesso difficile l’individuazione e lo smascheramento di queste figure.
Su un ultimo interrogativo vorrei porre la vostra attenzione, facendo una piccola premessa: l’ uso continuato degli schermi televisivi come è ben noto (ma anche di certo dei sui contenuti) produce un intorpidimento del cervello e delle sue capacità cognitiva. Chi può affermare di non essersi mai sentito come quasi “lobotomizzato” dopo più di qualche ora passata davanti alla tv? Se è pur vero che i contenuti e le possibilità di internet sono mille volte più istruttive, personalmente conosco persone che siedono davanti a quello schermo per dozzine di ore cadendo senza accorgersene in una vera e pericolosissima dipendenza. La domanda nasce spontanea.
Qual’è la risultante dell’equazione tra quanto ci nuoce, quanto ci è utile e soprattutto quanto indispensabile? A mio giudizio personale, non ci stiamo ancora ben rendendo conto della reale portata di questo fenomeno, il quale ha il potere di raccontarci rivoluzioni o guerre, eludendo sistemi di sicurezza o regimi dittatoriali, il quale rende possibili scambi commerciali, il quale permette “conoscenza e consapevolezza”, ma è anche capace di creare realtà virtuali ed immaginarie, dipendenza e in certi casi solitudine, spesso confondendo ed irretendo gli individui che fruiscono di questo mezzo.
Questo strumento è di certo una svolta, una semplificazione di vita un eccezionale mezzo di libertà, ma la verità è che vista la sua sconfinata vastità, come tutti i mezzi ipertecnologici troppo superficialmente ne conosciamo le sue vere potenzialità, ma anche la sua reale pericolosità. Personalmente ho un rapporto molto conflittuale con questo mezzo, se è pur vero che ne subisco il fascino, ed è ormai imprescindibile per il lavoro e la vita quotidiana che svolgiamo, questa dipendenza mi spaventa e se le sensazioni sono quelle che ci dicono spesso la verità, mi scuso se sarò estemporaneo, ma non riesco a sentirmi sano dopo 4 ore davanti ad uno schermo…