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La realtà virtuale della stampa

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Mattina di inizio agosto, primo giorno di ferie, in sottofondo le confortanti e rilassanti note di musica reggae che canta di uguali diritti, di libertà civili, non da meno quella di poter fumare marijuana senza essere rinchiusi in carcere. Il primo giorno di ferie ha sempre un sapore strano, la mente deve abituarsi a rallentare i ritmi e mentre fumo una canna mi trovo a riflettere su un evento sconvolgente successo pochi giorni fa, una morte ingiustificata che rappresenta alla perfezione quello che si trovano a vivere i consumatori di cannabis in Italia. La maggior parte delle persone che conosco consuma cannabis, molti in maniera moderata. Qualunque consumatore di questi tempi, potrebbe finire in grossi guai da un momento all’altro, potrebbe perdere tutto in una notte, anche la vita, solo per possedere e consumare una sostanza che nella realtà dei fatti non crea nessun tipo di problema a chi la consuma e a chi lo circonda.

Ma la realtà nell’Italia attuale è un altra, me ne accorgo mentre sono al mare, mi cade l’occhio su una copertina patinata, e in un attimo precipito nella realtà virtuale che vige in questo paese, scopro che per Michelle Pfeiffer ‘il bello dei 50 anni è che non ti vedi più le rughe’, ma anche un interessante ‘identikit sentimentale’, dove il comico Claudio Bisio ci fa sapere “sono un marito un po’ cialtrone” e ancora “benefattori sessuali, esistono i maschi devoti al punto G” e immancabile nella realtà virtuale la “moda precollezione” con un “assaggio d’autunno”.

Piombo di nuovo nella realtà vera, quella che migliaia di persone vivono sulla propria pelle, quella del proibizionismo, delle morti ingiustificate e mentre qualcuno leggeva perché Claudio Bisio è un marito cialtrone, un muratore di Rovereto, Stefano Frapporti salta un semaforo rosso in bicicletta, i carabinieri lo fermano e lo portano in caserma. Ne segue una perquisizione domiciliare con la quale i carabinieri trovano un etto di hashish, arresto, conduzione in carcere, suicidio.

Ancora più inquietanti alcuni avvenimenti che ci fanno pensare al peggio.
Il giorno dopo viene ordinata la cremazione del cadavere all’insaputa della famiglia, che con un po di fortuna e tanta caparbietà riesce a bloccare la cremazione e la procura finalmente apre un’inchiesta. Stefano era un artigiano muratore, incensurato, viveva una vita tranquilla proprio come tutti noi, una sola grande colpa in comune a tutti i milioni di consumatori in Italia, probabilmente quando tornava a casa si faceva una canna per rilassarsi.

Come sempre in queste storie italiane molte domande non trovano risposta, non si capisce perché i carabinieri portino Stefano in caserma, se sia stato perquisito e se gli sia stato trovato qualcosa addosso. Infatti il fermo a oggi sembra non sia stato ancora depositato. Ancora, in che stato era Stefano quando è arrivato in carcere? Nulla sembra trapelare a oggi, ma la fretta inconsueta della cremazione e la similitudine con altri casi noti come quello di Federico Aldovrandi e Aldo Bianzino (per citarne due, purtroppo sono di più) fanno nascere molti dubbi e molta rabbia.

Si può perdere tutto in una notte? Come sempre lotteremo con tutte le nostre forze perché questo non accada più e perché la verità venga a galla, sappiamo già che ci sarà impossibile avere la visibilità mediatica eticamente dovuta a un caso del genere, la loro realtà virtuale tende e sovrastare la verità. Continueranno a informarci sulla vita sentimentale dei comici, dei vip di turno, sui problemi di rughe delle attempate attrici hollywoodiane piuttosto che farci sapere cosa è successo a Stefano, un nostro amico, un nostro compagno che nell’Italia di oggi ha perso la vita in una notte e tutti i suoi sogni insieme a quelli dei suoi cari sono andati infranti, facciamo in modo di non dimenticare mai questi eventi e di contribuire in qualsiasi modo a chiedere giustizia per Federico, Aldo e Stefano.

 



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