La prima volta del Daspo urbano, usato a Bologna per punire i poveri
La sera del 21 Novembre a Bologna sono state sanzionate dieci persone colpevoli di dormire per strada, colpevoli di non avere un tetto. È stato applicato il Daspo Urbano previsto dalla legge 48 del 18 aprile 2017 che permette di punire per legge il più debole per salvaguardare un astratto concetto di decoro. Un ragazzo di venticinque anni è stato denunciato per non aver rispettato un foglio di via che aveva ricevuto nel 2016, gli altri hanno subito l’ordine di allontanamento. Una nota del Comune ha precisato che gli uomini sanzionati mentre avevano trovato riparo sotto il portico di via Masini erano sdraiati su materassi e circondati da “numerose masserizie” che “impedivano di fatto la fruizione del passaggio pedonale nelle vicinanze di infrastrutture ferroviarie”.
Se avessero dormito sull’asfalto forse sarebbero stati più decorosi agli occhi di chi plaude di fronte a certe iniziative? Che cosa possiamo pensare di chi si attiva per richiedere l’allontanamento degli indigenti? Non è una soluzione né dal punto di vista pratico né da quello umano. Non ci si domanda dove dovrebbero andare a finire queste persone? Nei Comuni confinanti in attesa di essere allontanati anche da lì? C’è chi vorrebbe che sparissero nel nulla. Ma chi la pensa in questo modo non si rende conto che non parliamo di oggetti ma di esseri umani e il meccanismo psicologico generato dalla paura della miseria, come se si trattasse di qualcosa di contagioso, non può essere avallato dalla legge.
L’associazione Antigone Emilia Romagna aveva già segnalato che i Decreti sulla Sicurezza Urbana e sull’Immigrazione recentemente emanati dal governo italiano con la firma del Ministro dell’Interno Marco Minniti rispondono alla logica di contenere ed escludere una parte della popolazione.«Il discorso sulla sicurezza legittima l’utilizzo di strumenti repressivi nella gestione di problemi sociali e stigmatizzando mendicanti, senzatetto e migranti diviene paradigma di un Governo che si legittima per la sua capacità di punire i poveri – scrivono i membri dell’associazione – Gli enti locali da dispensatori di welfare diventano applicativi di dispositivi securitari e invece di creare le condizioni per cui chi non ha una casa possa trovarla sanzionano chi possiede solo qualche coperta e un materasso, sicuramente poco decoroso e poco sicuro per chi è costretto a vivere così. Ma, come si dice, occhio non vede… davvero a questo sono ridotte le politiche sociali in questa città? Non possiamo non opporci al segno di una stagione buia, fatta di repressione come soluzione a domande sociali».