La polizia di frontiera italiana sta bloccando le importazioni di cannabis light dalla Svizzera
Dal 28 dicembre la cannabis light prodotta in Svizzera non viene più fatta passare dagli agenti di frontiera italiani. Il blocco è sicuramente attivo alla frontiera di Chiasso, mentre non è chiara la situazione negli altri punti di passaggio. A imporlo è stata l’Agenzia delle dogane che ha incaricato gli agenti di bloccare ogni importazione di canapa.
Secondo quanto appreso dalla nostra redazione da parte di un responsabile dell’ufficio delle dogane di Chiasso la decisione è stata presa in autonomia dall’Agenzia, in attesa che dal Ministero della Salute si provveda a fornire ai doganieri istruzione su come si debbano comportare nei confronti delle importazioni di cannabis light. Già da diverse settimane è infatti stato richiesto alla ministra Beatrice Lorenzin di ricevere direttive sul comportamento da tenere verso le importazioni di canapa, ma la totale mancanza di risposte da Roma ha spinto l’Agenzia delle Dogane a procedere in proprio, stabilendo il blocco dell’importazione fino a nuovo ordine.
Secondo quanto abbiamo appreso i carichi di cannabis light dichiarati alla dogana vengono bloccati senza emettere alcuna sanzione verso l’importatore, mentre nei casi – a quanto pare piuttosto frequenti – in cui venga scoperta a bordo di un mezzo della canapa non dichiarata viene comminata una multa e il prodotto viene posto sotto sequestro. Di certo un’azienda italiana distributrice di cannabis light di origine svizzera è già stata multata per una somma di circa 40.000 euro.
La situazione si preannuncia delicata. La legge italiana sulla canapa prevede che sia legale solo la canapa proveniente da semi certificati come industriali a livello europeo e con quantità di principio attivo THC inferiori allo 0,2%, mentre secondo la legge elvetica è legale la produzione di ogni varietà di canapa che abbia una percentuale di THC inferiore all’1%. Le varietà di cannabis light prodotte in Svizzera spesso non derivano quindi da semi la cui coltivazione è legale in Italia, e non è pacifico – seppur alcuni commercianti lo sostengano – che sia legale neppure l’importazione e la commercializzazione di queste varietà.
La confusione regna sovrana, alimentata dalle mancate indicazioni del ministero che provocano condotte difformi da parte degli agenti della dogana. Sappiamo di almeno un caso – ma sarebbero di più – di denuncia per violazione dell’art. 73 del Dpr. 309 (ovvero “produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope”) contestata a un imprenditore che trasportava attraverso la frontiera alcuni chilogrammi di cannabis light, che sono stati posti sotto sequestro.
Il pericolo di denunce, multe e sequestri per ora colpisce solo i “frontalieri”, ma si teme possa abbattersi in futuro anche sulle rivendite al dettaglio che vendono al pubblico le varietà di cannabis light svizzera. Nei giorni scorsi l’allarme è circolato tra tutti i growshop tramite una email inviata da un’azienda del settore che raccomandava di mettere in vendita solo cannabis light coltivata in Italia o comunque munita di “regolare documentazione relativa allo sdoganamento”. Un altro punto oscuro, che per ora consiglia a tutti gli attori del mercato di operare con il massimo di precauzione.
Intanto da alcuni indiscrezioni sembra che, dopo un blocco durato circa una decina di giorni, le spedizioni in regola attraverso le domani commerciali siano ricominciate ad avvenire normalmente. In attesa che dal ministero della Salute battano un colpo e vengano stabilite regole certe per tutti.