Contro-informazione

La più grande catastrofe ambientale del Brasile di cui nessuno parla

disastro ambientale brasile

Siamo di fronte alla più grande catastrofe ambientale della storia brasiliana.

Il 5 novembre 2015 una marea tossica ha messo in ginocchio il Brasile, determinando disastrose (e secondo alcune fonti, permanenti) conseguenze per l’ecosistema e per le persone coinvolte.

In seguito al crollo di due dighe, una quantità enorme di fanghi ferrosi contenenti arsenico, piombo e cromo si è riversata come un magma inarrestabile in alcuni centri dello stato di Minais Gerais, sconvolgendo il volto del territorio e colpendo al cuore l’economia del Paese.

La drammatica apocalisse ambientale, oltre a causare la morte di 17 persone, ha modificato drasticamente le abitudini quotidiane costringendo molte famiglie a lasciare le loro case e a sospendere le consuete attività. I fanghi sono confluiti nel Rio Doce che ha disseminato lungo il proprio corso le sostanze tossiche, distruggendo, così, il raccolto dei campi e privando le persone dell’acqua potabile. E nonostante gli sforzi dell’esercito, di recente i fanghi tossici hanno raggiunto l’Oceano Atlantico (foto seguente).

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Le previsioni a lungo termine non sono ottimistiche: si teme che l’ecosistema sia stato compromesso in modo irreversibile e che i danni ai terreni agricoli possano diventare permanenti. I materiali tossici confluiti nel Rio Doce hanno, inoltre, alterato la composizione chimica delle acque, causando, probabilmente, una massiccia depauperazione della fauna ittica.

Nat e Jacob Rothschild
Nat e Jacob Rothschild

Sul banco degli imputati è salita la Samarco Mineracao Sa, gestita da due potenti multinazionali: l’australiana BHP Billiton (la più grande azienda mineraria del mondo, controllata dalla famiglia Rothschild) e la brasiliana Vale.

Nonostante la consumata esperienza delle aziende coinvolte, sono stati, probabilmente, sottovalutati i pericoli connessi alla costruzione delle dighe, anche a causa dell’incauta condotta delle autorità che, a detta di molti, non avrebbero effettuato tutti i controlli necessari prima dell’inizio dei lavori.

Sebbene i responsabili della Samarco si ostinino a negare la tossicità dei minerali immessi nel Rio Doce, tutti hanno preso drammaticamente coscienza della superficialità con cui sono state condotte le operazioni. Il presidente del Brasile Dilma Rousseff ha intentato una causa alla Samarco e ha messo a punto, con l’aiuto di esperti del settore, un piano di interventi su larga scala, nel tentativo di arginare gli ingenti danni ambientali.

brasile rio doce

E’ stato istituito un fondo di 20 miliardi di dollari per tentare di recuperare il bacino del Rio Doce, definito dal fotografo-attivista Sebastiao Salgado “un canale sterile coperto di fango”. Le società coinvolte nel disastro dovranno sobbarcarsi ingenti spese per finanziare gli interventi plurimi, finalizzati al risanamento dell’ecosistema terrestre e fluviale e al risarcimento delle persone gravemente danneggiate dal disastro.

La richiesta di risarcimento potrebbe ammontare a 250 milioni di dollari, se le analisi effettuate sui campioni di fango prelevati dovessero rilevare la tossicità dei minerali, smentendo, in tal modo le affermazioni della Samarco. Anche l’Onu si è pronunciata sulla vicenda, denunciando l’elevato livello di tossicità delle sostanze contenute nel fango.

Il disastro si può considerare come la drammatica ma inevitabile conseguenza delle logiche capitalistiche che prevalgono sui reali interessi del territorio, precludendo, in tal modo, a un’area in via di sviluppo la possibilità di trarre profitto da attività connesse al turismo, all’agricoltura e alla pesca per almeno dieci anni.

La più grande catastrofe ambientale del Brasile di cui nessuno parla
In tutto ciò emerge con chiarezza la desolazione di un paesaggio defraudato delle proprie risorse e la disperazione di individui costretti a rinunciare ai propri legittimi sogni di stabilità economica.

Nonostante in questo periodo sia in corso a Parigi il COP 21 (la conferenza mondiale sul clima), dove i potenti della terra stanno cercando di mettersi d’accordo su come ridurre il proprio impatto nocivo sul pianeta, la notizia di questa apocalisse ambientale ha avuto pochissimo risalto sui mass media. Rare e sporadiche citazioni a fondo di qualche telegiornale o trafiletti minuscoli sui quotidiani nazionali, per una notizia che invece dovrebbe essere in prima pagina da diversi giorni e dovrebbe per lo meno scaturire reazioni unanime per cercare di limitare i danni di questo disastro ma soprattutto per evitare che se ne ripetano altri di simili in futuro e infine, per assicurarsi che i responsabili paghino.



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