Terapeutica

La parola alle associazioni per la cannabis terapeutica

La parola alle associazioni per la cannabis terapeuticaAssociazione Pazienti Cannabis Medica OdV (Emilia Romagna)
La nostra ONLUS nasce nell’aprile 2019 da persone che hanno in comune un’esperienza pluriennale nel campo della cannabis medica e che sentono forte l’esigenza di tutelare i diritti dei malati. Siamo affiancati da medici, farmacisti e professionisti del settore e nel tempo stiamo dando vita ad una serie di iniziative atte a divulgare e NORMALIZZARE la terapia con cannabis. Attraverso articoli, convegni e dialogo con le istituzioni, ci si adopera perché le oggettive proprietà terapeutiche della cannabis siano adottate anche da medici un tempo scettici, e prese in carico come alternativa terapeutica dalle regioni, in conformità alle linee guida del SSN. Siamo attivi su tutto il territorio nazionale, ad esempio in Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Veneto abbiamo favorito o collaborato per la stesura delle delibere regionali, che favoriscano l’accesso alla terapia a base di cannabis in particolare a carico del SSR. Ci facciamo carico delle criticità che i pazienti e i medici incontrano in questo settore anche stringendo collaborazioni con società che sostengono la nostra attività supportando la ricerca e la solidarietà. Ci battiamo affinché vengano garantiti diritto alla cura e continuità terapeutica per ciascun paziente, appellandosi all’articolo 32 della Costituzione. Operiamo in attività di volontariato inteso come partecipazione e solidarietà a beneficio dell’intera collettività e ci prefiggiamo di assistere le persone con dolore cronico e altre patologie, per migliorare la qualità delle loro vite, delle persone vicine ai pazienti attraverso sia i canali social come la nostra pagina Facebook e il nostro gruppo DOLORE E CANAPA TERAPEUTICA sia prestando assistenza attraverso i nostri volontari sparsi in tutta Italia. Potete trovare informazioni sulle nostre attività e su come unirsi a noi nel nostro sito www.pazienticannabismedica.org

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La parola alle associazioni per la cannabis terapeuticaCannabis Cura Sicilia Social Club (Sicilia)
La scienza ha provato l’effetto terapeutico dei cannabinoidi; e le testimonianze di noi malati lo confermano. Eppure il ministero della Saluta continua a dimostrarsi “cauto”. Cosa temono? La cannabis è la sostanza meno tossica al mondo, e anche legalizzare l’uso ricreativo non crea danni. Ciò è stato già dimostrato in tutti quegli Stati che hanno legalizzato. In Italia vengono venduti tanti farmaci con effetti collaterali gravi, e la cui dose letale è facilmente raggiungibile. La vendita è giustificata dal beneficio terapico. Perché questo non è valido anche per la cannabis? Com’è possibile che, nonostante l’articolo 32 della Costituzione italiana a tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, migliaia di persone si trovino nella mia condizione? Da presidente dell’associazione Cannabis Cura Sicilia Social Club, negli anni ho assistito a veri e propri miracoli: allettati che si alzano, epilettici gravi che riprendono a vivere vite normali, malati oncologici che recuperano l’appetito anche in chemioterapia. Ma il miracolo più grande l’ho visto su me stesso: i dolori e la rigidità muscolare mi passano solo quando assumo cannabis. Non auguro a nessuno le mie sofferenze, ma certamente se ciò che vivo capitasse a tutti coloro che oggi si dichiarano contrari alla legalizzazione, cambierebbero idea. Legalizzando l’autoproduzione, moltissimi malati troverebbero soluzione ai loro problemi. Per dimostrare ciò, e contro l’ipocrisia di uno Stato che non vuole ammettere l’evidenza dei fatti, a settembre inizieremo una disubbidienza civile collettiva. Per maggiori informazioni visita il sito www.cannabiscurasicilia.com.

Alessandro Raudino
Operatore Sanitario
Malato di Sclerosi Multipla
Dal 2013 Presidente dell’Associazione Cannabis Cura Sicilia Social Club

 

La parola alle associazioni per la cannabis terapeuticaCanapa Caffè (Lazio)
Come presidente dell’Associazione Canapa Caffè sono costretto a lamentare una mancata applicazione nel Lazio della legge regionale 151/2017. Al momento la cannabis medicinale è disponibile solo a sprazzi, e a pagamento in pochissime farmacie del territorio laziale. Su circa 1600 farmacie private solo una ventina dispensano cannabis terapeutica.
Pazienti più abbienti riescono a comprare con fatica la propria terapia in farmacia, altri non possono permetterselo. Nonostante l’integrazione con decreto 470 del 3 dicembre 2018 (che includerebbe erogazione gratuita di farmaci cannabinoidi per tutte le patologie elencate nel decreto Lorenzin) al momento è difficoltoso trovare medici specialisti preparati all’interno di strutture pubbliche, che secondo la legge regionale dovrebbero effettuare la prescrizione.
Ma lo specialista che dopo tanta burocrazia effettua tale prescrizione dovrà però fare i conti con la struttura ospedaliera dove lavora e con la sua politica interna. Purtroppo alcune strutture pubbliche sembrano prediligere medici obiettori, un po’ come già successo con l’aborto.
D’altra parte vedo che dove la legge regionale viene applicata correttamente o almeno in parte, i pazienti grazie a una continuità terapeutica ottengono traguardi inaspettati, spesso tornando a integrarsi totalmente nella società.
Invece senza una legge regionale applicata viene ostacolato anche il calcolo del reale fabbisogno terapeutico. Qui in Italia i pazienti che non possono permettersi di comprare la terapia in farmacia (o che non trovano tra i pochi medicinali proposti strain adeguati) scelgono l’auto coltivazione e sono ancora vittime del sistema giudiziario. Anche per questo motivo stiamo preparando un Manifesto che sarà firmato da tante associazioni, medici, avvocati e (spero) farmacisti. Per maggiori informazioni visita il sito www.canapacaffe.it.

Carlo Monaco

La parola alle associazioni per la cannabis terapeuticaInFioreScienza (Liguria)
Nonostante la cannabis rappresenti per molti pazienti una chance terapeutica laddove altre terapie hanno fallito, sono ancora molte le difficoltà di accesso alla terapia e, alla sua carenza cronica, si sommano le problematiche legate al territorio regionale. L’Associazione inFioreScienza, nei suoi quasi 2 anni di vita, si è fatta portavoce con le istituzioni delle criticità vissute dai pazienti liguri. In Liguria esistono problematiche ben note di distribuzione non omogenea della terapia nelle 5 ASL, di cui la Regione dovrebbe farsi carico per assicurare la disponibilità di tutte le varietà e di tutte le tipologie di preparati in ciascuna ASL. In Liguria, così come in altre regioni, i pazienti si trovano ciclicamente senza terapia.  Ma cosa significa questo per il paziente? Di recente un paziente ligure rimasto senza cannabis, ha scritto un appello esternando la propria sofferenza nell’impossibilità di poter acquistare la terapia che usualmente gli viene erogata a carico del SSR. Le sue parole hanno fatto il giro del web, toccando molti cuori ma restando silenziose per le istituzioni che non hanno fatto nulla per risolvere nell’immediato l’emergenza. Fortunatamente una farmacia privata ha provveduto a fornire gratuitamente al paziente la terapia dietro regolare ricetta medica. Questo fa riflettere su quanto ancora il chiamarsi cannabis discrimini una pianta che è in grado di alleviare le sofferenze di migliaia di pazienti venendo considerata una terapia di serie B. La sofferenza, in ogni sua forma, non è pur sempre sofferenza o è il pregiudizio a determinare il suo valore? Per maggiori informazioni visita il sito www.infiorescienza.it.

Valentina Zuppardo

 

La parola alle associazioni per la cannabis terapeuticaEnjoint.com
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