La nuova Legge Regionale Toscana sui farmaci a base di cannabis
Finalmente, dopo un faticoso e impegnativo lavoro, durato oltre un anno con la collaborazione di altre realtà sensibili all’argomento, come Pazienti impazienti Cannabis siamo convinti che il 2 maggio 2012 a Firenze si sia scritta una pagina di storia nel nostro Paese. Dopo 5 anni dal Decreto Ministeriale dell’aprile 2007, in cui era stata soddisfatta la nostra richiesta di inserire il Thc nella tab. II b delle sostanze stupefacenti con riconosciute proprietà terapeutiche, è stata infatti approvata la prima legge regionale in grado di facilitare l’accesso concreto dei malati ai farmaci derivati dalla cannabis.
Tutto parte la scorsa primavera, quando, qualche mese dopo che in otto regioni (ora sono 9) era stata presentata da consiglieri regionali di vari gruppi politici la migliore proposta di legge possibile nel preciso quadro delle norme vigenti, elaborata da pazienti e medici di 3 associazioni (PIC, ACT, ALC), arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia della presentazione in Toscana di una prospettiva di legge del PD che avrebbe limitato l’uso medico dei cannabinoidi alla terapia del dolore e alle cure palliative. Tale pdl, nasceva in buona fede dalla volontà di facilitare l’accesso a quella cura, dopo che la consigliera Alessia Ballini, prima di essere stroncata da un tumore, aveva avuto modo di sperimentare personalmente per i suoi dolori l’efficacia della cannabis (reperita o coltivata illegalmente, ci hanno confermato le persone che la conoscevano bene). Con la collaborazione dei consiglieri del gruppo Fds-Verdi, che hanno poi depositato la pdl 72, abbiamo quindi adattato in tutta fretta alla realtà toscana, la proposta delle altre regioni, cercando intanto di far sentire la nostra voce di pazienti, anche ai firmatari della pdl 58, poi abbiamo organizzato insieme anche un convegno con tutti gli interessati e diverse personalità internazionali.
Dopo le audizioni di associazioni e esperti del settore, la commissione sanità si è impegnata ad unificare le due pdl, con risultati insoddisfacenti ancora poche settimane fa. Poi, la sincera volontà dimostrata da alcuni consiglieri del PD ha permesso di arrivare ad un testo condiviso, dove non ci sono limitazioni a priori ad alcune categorie di malati, ma si da anche la possibilità al servizio pubblico di dispensare preparazioni galeniche, rapidamente disponibili, senza dover aspettare gli attuali tempi delle importazioni dei farmaci esteri tramite la normale procedura. Oltre che nell’ambito di “strutture ospedaliere ed a queste assimilabili” (day-hospitals, ambulatori ecc.), i farmaci potranno essere erogati a domicilio senza spese anche a pazienti in dimissioni assistite, senza che debbano per forza tornare in ospedale per ritirarli.
Ecco il testo approvato, che non è la “nostra” pdl72 ma non esclude alcuna modalità di cura già permessa dalle norme nazionali. Oltre alla legge, è stata approvata anche una mozione, che mette al centro i diritti dei malati e preme sul Ministero della Salute, per ulteriori passi semplificativi.
In aula, gli interventi dei consiglieri FdS e PD sono stati caratterizzati dal buon senso e dall’attenzione al malato come persona. E’ stato anche ricordato come migliaia di pazienti debbano ricorrere al mercato nero o scelgano l’autocoltivazione, per poter beneficiare dell’effetto terapeutico della cannabis per i loro disturbi. Ed è stata menzionata l’esperienza del Canada, dove lo Stato gestisce proprie coltivazioni di marijuana da distribuire ai malati, dell’Olanda e di Israele, dove viene utilizzata negli ospizi per anziani, con risultati clamorosi. Al contrario gli interventi di PDL, UDC e Lega si basavano su una presunta pericolosità e “mancanza di evidenza scientifica” dell’efficacia dei cannabinoidi, e sulla necessità di un ulteriore nulla osta ministeriale, in spregio assoluto della qualità di vita dei malati, e delle loro necessità. Nonché in totale ignoranza del fatto che, come già ricordato, il Ministero della Salute si è già espresso: sin dal 2007 infatti, il THC per la legge italiana fa parte delle sostanze prescrivibili e dotate di efficacia terapeutica, come ha confermato addirittura il dott. Serpelloni, smentendo il solito Gasparri, secondo il quale la nuova legge toscana è “carta straccia”.
Premettendo che “la politica non ha la competenza di decidere se i cannabinoidi siano utili ed utilizzabili”, con una capriola di coerenza aggiungono che la regione non avrebbe dovuto permetterne l’uso anche su ricetta medica, in assenza di certezze.
Ma la partita non finisce con l’approvazione della legge. Saranno infatti prossime delibere applicative della giunta che dovranno dare le disposizioni pratiche per la sua applicazione. Per questa ragione sarà molto importante che le associazioni di pazienti continuino a vigilare sui contenuti di tali delibere, continuando a fornire la necessaria assistenza e consulenza, ci auguriamo che questo clima collaborativo possa crescere. In confronto al desolante panorama nazionale, dove ignoranza ed arroganza la fanno da padroni, e delle vite e delle scelte dei malati non importa a nessuno, sarebbe un bell’esempio di democrazia partecipata. Così come ci auguriamo che si apra il dibattito nelle regioni dove giacciono in qualche cassetto le pdl già depositate e che presto se ne aggiungano di nuove, trovando sempre reti di pazienti pronti a battersi perché il significato delle future leggi regionali non venga stravolto. Sempre consapevoli che la strada è ancora lunga e che siamo di fronte a uno dei piccoli passi verso lo scenario auspicato in cui ogni persona possa essere libera di scegliere come curarsi senza rischiare di finire in galera.
Pazienti Impazienti Cannabis
fonte: www.pazienticannabis.org