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“La nostra madre terra non è in vendita”: la protesta in corso di un popolo indigeno messicano

A metà marzo, la comunità messicana di San Lorenzo de Azqueltán si è mobilitata per recuperare le proprie terre. In pratica, dopo aver chiesto più volte e inutilmente alle autorità di intervenire, i membri della comunità hanno rimosso da loro le recinzioni che degli “occupanti invasori” avevano messo nei loro territori.
A colpire è la dignità espressa nello spiegare e motivare la loro azione:

Di fronte alla costante e palese impunità con cui le autorità di tutti i livelli e poteri del governo hanno motivato, protetto e incoraggiato questi atti illegali che hanno portato alla crescente espropriazione, ai tentativi di privatizzazione, alle molestie e alla repressione, abbiamo difeso ciò che è nostro.

Abbiamo deciso di porre fine a questo nuovo furto del patrimonio collettivo, che abbiamo ereditato da millenni e che è tutelato dal nostro titolo vicereale dell’anno 1733, nonché dalla procedura legale di Riconoscimento e Titolazione dei Beni Comunali, che è svolta presso il Tribunale Unitario Agrario del distretto 16, con sede a Guadalajara, Jalisco.

Esigiamo che cessi il furto delle terre comunali, perché la nostra madre terra non è in vendita né consentiremo ulteriori espropriazioni o molestie alle nostre autorità agrarie autonome o del governo tradizionale di Azqueltán, perché la lotta dei nostri antenati e la speranza di continuare ad esistere in quanto comunità indigena di Tepehuana e Wixárika, non sono negoziabili”.

"La nostra madre terra non è in vendita": la protesta in corso di un popolo indigeno messicano



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