La morte del giovane Trayvon Martin mobilita l'hip hop americano
Trayvon Martin è un giovane afroamericano di 17 anni, ucciso nella notte del 26 febbraio 2012 dall’arma di una guardia giurata. Un caso che ha fatto gridare al razzismo e mobilitare associazioni per i diritti umani e proteste non violente. Lo stesso Obama, visibilmente preso dalla faccenda, dichiarò che se avesse avuto un figlio maschio, quello sarebbe stato come Travyon. L’unica “colpa” del 17enne era quella di girare per il suo quartiere con il cappuccio calato sul volto, comportamento ritenuto pericoloso dalla guardia. Ieri, il definitivo colpo di grazia sulla faccenda.
Secondo la corte, George Zimmerman, il vigilante imputato di origini ispaniche, è stato dichiarato assolto dall’accusa di omicidio colposo: egli, infatti, avrebbe inseguito, interrogato ed infine sparato in testa al giovane per legittima difesa. Si sa, un giovane nemmeno maggiorenne e disarmato, può essere braccato solo con un colpo ben assestato in pieno volto. La sentenza ha suscitato nuove proteste in zone culmine come Los Angeles, Washington e Oakland, campagne di sensibilizzazione sull’uso delle pistole negli States (ogni 3 ore e 15 minuti qui viene ucciso un bambino o un ragazzo), ma anche la mobilitazione del mondo hip hop americano.
Con l’hashtag “Trayvon Martin tribute” si troveranno in giro diverse commemorazioni da parte di artisti rap americani: “It’s a cold world” di Young Jeezy, oppure “Made You Die” che ha unito Mos Def e Dead Prez, sempre attenti a tematiche di tipo sociale. Anche Beyoncé spesso tributa sui suoi palchi il giovane ucciso (vedi qui). DatPiff ne ha addirittura creato un mini-mixtape, che potete ascoltare di seguito. Per evitare che tutto questo cada nel dimenticatoio in breve tempo.