La mia Hanoi Vietnam
La sorpresa, arrivando di notte, inizia quando dall’aereo si scorgono le prime luci della città. Come per altre capitali mi aspetto di vedere dall’alto le luci che disegnano il percorso di lunghi viali, le sagome dei palazzi, degli stadi. Hanoi non è così: nonostante sia una grande città con più di tre milioni e mezzo di abitanti, la luce che emana sembra provenire solo da piccole abitazioni. Non si scorgono grandi strade, quasi nemmeno la pista di atterraggio dell’aeroporto. Ad attendermi all’uscita non c’è la navetta di un albergo ma una persona che da anni vive qui e che mi guiderà nei posti sconosciuti della capitale vietnamita. I palazzi più alti sono gli alberghi delle grandi catene internazionali, ed è proprio all’ombra di uno di questi, a ridosso del Lago dell’Ovest, che si trova la piccola e confortevole abitazione che mi accoglierà per una decina di giorni. É un edificio stretto, su tre piani, con un’impronta francese. Case alte e con facciate strette per risparmiare, mi spiegano, perché in passato un regnante impose una tassa direttamente proporzionale alla superficie occupata dalla abitazione sul fronte strada. Ancora oggi al piano terra di questo edificio si svolge l’attività commerciale della famiglia che vive ai piani superiori.
Salgo sul sellino di una Vespa del 1964 color azzurro senza rendermi conto che sto per affrontare un’esperienza raramente vissuta dai turisti. Infatti, immettersi nel traffico cittadino è quanto di più pericoloso possa capitare. Le automobili non sono tante ma gli scooter sono migliaia e circolano tutti senza osservare regole, segnali, precedenze. I semafori ci sono ma sono rispettati solo nelle strade del centro e se non devo svoltare. Tre milioni e mezzo di abitanti , 2 milioni di mezzi in circolazione. Il rumore dei clacson è incessante: se in genere da noi si suona per sollecitare la marcia, qui invece è per avvertirti che ti stanno venendo addosso. Ma anche scansarsi è un problema perché potrebbe travolgerti qualcuno che proviene dal lato opposto o a una velocità superiore. E’ difficile vedere uno scooter con una sola persona a bordo, due passeggeri sono la norma, tre sono frequenti e quattro non così rari. I single sono tali solo perchè trasportano esagerati quantitativi di merce: stenti a credere come possano stare in equilibrio. Nonostante sia già tardi le strade sono molto affollate e ovunque sui marciapiedi si scorgono gruppi di persone sedute su piccoli sgabelli di plastica, intente a mangiare e bere. Credo di essere l’unica in città a circolare con il casco ma il mio accompagnatore me l’ha imposto.
Attraversiamo il Quartiere Vecchio (conta più di mille anni) disegnato dalle originali 36 strade, ora divenute una cinquantina, ciascuna con il nome di una corporazione dedita a un certo tipo di commercio. C’è la strada della seta, quella dei fiori, dei mobili, del pesce, della verdura e così via. Nonostante gli esercizi pubblici a quest’ora siano quasi tutti chiusi, è impossibile non accorgersi quando si attraversa la strada delle spezie: i profumi sono così intensi che stordiscono. Il giorno dopo il mio entusiasmo iniziale si stempera quando mi accorgo che la guida mi porterà per strade cittadine e villaggi periferici non con il classico scooter, ma con un cimelio di moto russa, una Minsk: Partiamo da alcune vie del Quartiere Vecchio e ora, alla luce del giorno, vedo quanto la sera precedente non avevo potuto neppure immaginare. I “negozi” sono ai lati della strada, stretti uno accanto all’altro e colmi di mercanzia fino a invadere i marciapiedi, mentre al centro si trovano i banchi della frutta, dei cereali, della verdura e della carne. Il tutto condito da un brulichio di persone intente agli acquisti. Ogni via ha i suoi colori, rumori e odori.
A pochi passi dalle vie del Quartiere Vecchio c’è anche un mercato al coperto nel quale non si incontrano occidentali. Anzi alcuni addirittura sconsigliano di avventurarsi. Qui va in scena un commercio colorato, vivace, rumoroso: un grande caos a suo modo ordinato. Nonostante i locali e le attrezzature siano molto poveri o addirittura inesistenti, gli oggetti sono esposti con ordine e precisione. Non so se lo stupore è più il mio o quello degli altri che vedono in me una persona assolutamente fuori posto; tutti comunque sono sempre molto cordiali ed amichevoli. Quindi approfitto per fare acquisti sicuramente più convenienti che nei negozi del centro.
Laura Genevieve Pagliari