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La magistratura spagnola ha sospeso la legge sui Cannabis social club della Catalogna

La magistratura spagnola ha sospeso la legge sui Cannabis social club della Catalogna
La Corte Costituzionale spagnola

La Corte Costituzionale spagnola ha accettato il ricorso presentato dal governo centrale, votando in favore della sospensione della legge che regolamenta l’attività dei Cannabis social club (CSC) della Catalogna, approvata dal parlamento di Barcellona ed in vigore dal luglio 2017.

“La Corte costituzionale di Spagna ha ammesso l’appello di incostituzionalità promosso dal presidente del governo contro la legge catalana 13/2017, del 6 luglio, delle associazioni dei consumatori di cannabis – si legge nella sentenza – Inoltre, la Magistratura costituzionale spagnola ha acconsentito alla sospensione della validità e dell’applicazione della legge impugnata”.

Il governo di Madrid aveva presentato il proprio ricorso alla Corte lo scorso ottobre, nel pieno della guerra politica con il governo indipendentista catalano, chiedendo ai giudici di dichiararla incostituzionale perché “dannosa per la salute dei cittadini”. La Corte Costituzionale ha quindi sposato la tesi sostenuta dal governo centrale. Ora il il Parlamento e la Generalitat della Catalogna hanno quindici giorni di tempo per presentare un controricorso.

Ad ogni modo la decisione della Corte Costituzionale non dovrebbe comportare la chiusura dei club. La loro attività – infatti – è già stata giudicata in linea con la legge spagnola sugli stupefacenti (che punisce il consumo di cannabis in pubblico ma non quello privato) da diversi tribunali.

La legge approvata dalla Catalogna serviva a regolamentare l’attività dei club, stabilendo i metodi di coltivazione e trasporto legale della cannabis, limiti di acquisto mensile per ogni membro e norme per impedire il turismo cannabico e l’accesso ai club da parte dei minori. L’unico effetto della sentenza della Corte potrebbe essere quindi quello di riportare l’attività dei club nella terra dell’arbitrio più totale, dove l’assenza di norme precise rende difficile sapere come muoversi per evitare sanzioni e rischi di chiusure pretestuese.



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