Legalizzare è intelligente! La lezione del Lussembrgo
In Europa, dove già l’Olanda è simbolo di libertà per i consumatori di cannabis, dove il Portogallo ha deciso di criminalizzare le droghe, e dove la Spagna ha ceduto alle pressione degli antiproibizionisti che hanno imposto la loro volontà aprendo i Cannabis Social Club; adesso anche il Lussemburgo punta alla legalizzazione.
Conoscendo la situazione economica del Lussemburgo, largamente basata sul settore bancario, sulla produzione dell’acciaio e sull’industria, con un grado di prosperità senza pari tra gli Stati industrializzati, possiamo immaginare già quale sarà il risultato della legalizzazione della cannabis: se il reddito pro capite dei lussemburghesi è il più alto al mondo (si attesta a 106.406 dollari nominali), essere il primo Paese europeo che regolamenta la produzione e il commercio di cannabis, porterà a un considerevole incremento della ricchezza.
Ma com’è possibile che, lo Stato membro fondatore dell’Unione europea, della NATO, del Benelux e delle Nazioni Unite, abbia preso una decisione tanto coraggiosa?
Qualche italiano penserà che, da loro si può perché non c’è il Vaticano. In realtà l’87% della popolazione lussemburghese è cattolica, inclusa la famiglia granducale (il rimanente 13% è costituito da musulmani, protestanti, cristiani ortodossi ed ebrei).
La verità è solo una: legalizzare è una scelta intelligente. Economicamente, soprattutto oggi, regolamentare possesso, produzione e commercio di cannabis e derivati è una mossa vincente, oltre che necessaria per sconfiggere le associazioni criminali che, attualmente, sono le uniche a soddisfare le grandi richieste di cannabis da parte della popolazione. Questo genera un giro d’affari illecito miliardario, a discapito di Stati e cittadini.
Avendo certamente valutato questi aspetti, ed essendo decisamente meno vincolati dai pregiudizi e dal timore dei giudizi, la nuova coalizione di governo (formata da Partito Democratico – PS, Partito socialista operaio lussemburghese – LSAP, e da I Verdi – Déi Gréng), la settimana scorsa ha annunciato di volere abbandonare il proibizionismo, e avviare una riforma che permetta la reale riduzione del danno, autorizzando l’uso ricreativo della cannabis ai maggiorenni. Sarà creato un sistema di distribuzione commerciale, mentre verranno applicate dure sanzioni per chiunque distribuisca ai minori. Forse, la possibilità di acquistare cannabis sarà estesa anche ai non residenti. Se questo dovesse accadere, data la posizione del Lussemburgo (si trova tra Germania, Francia e Belgio – tre stati proibizionisti con un alto numero di estimatori di cannabis), il giro d’affari sarà davvero enorme.
L’iniziativa, inserita nell’accordo di coalizione, è conseguenza di una petizione che chiedeva la legalizzazione della cannabis sullo stile canadese.
Fa rabbia pensare che, in Lussemburgo, siano bastate “solo” delle firme; mentre da noi in Italia, neppure un referendum ha permesso di sottrarre il monopolio alle narcomafie.
Nemmeno 30 anni di antiproibizionismo, in cui decine di associazioni pro-legalizzazione si sono battute in ogni modo, hanno convinto i nostri governanti a fare gli interessi del popolo, piuttosto che agevolare indirettamente criminali che lucrano dalla vendita illegale di cannabis.
Da noi sembrano inutili persino le continue azioni di disubbidienza civile portate avanti da ex esponenti politici come Rita Bernardini, e da numerose associazioni di pazienti in cura con cannabis come Bis-Ter, La Piantiamo e Cannabis Cura Sicilia Social Club.
Da cittadino italiano mi chiedo: come si può essere così ignoranti da voler rimanere proibizionisti nel 2018? Basterebbe informarsi, leggere i dati statistici, riunire un tavolo di tecnici (veri) e fare una buona legge che legalizzi correttamente la cannabis, per cambiare le sorti di un Paese che non guarirà cacciando lo straniero e armando i cittadini.